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Mercato deregolamentato ma controllato

Quando i disoccupati diminuiscono

Cresce soprattutto l’occupazione femminile. Siamo a buon punto ma il cammino è lungo

di Davide Giacalone - 21 dicembre 2006

L’occupazione aumenta e la disoccupazione scende ai livelli più bassi da quando si sono adottate le nuove serie storiche, nel 1992. E’ una bella notizia, resa ancora migliore dal crescere del tasso d’occupazione femminile, ma è sparita dalle prime pagine dei giornali, è relegata fra le note economiche, come se l’aumento dell’occupazione non sia una grande conquista per tutti. Infatti non lo è, giacché molti, specie nella maggioranza di governo, guardano a questo dato con sospetto, quando non con fastidio.
L’Italia riassorbe disoccupazione nel mentre non riesce a far decollare la produzione, attraversa periodi di crescita lenta, qualche volta di non crescita, ma aumenta i posti di lavoro. Di più: siamo quelli che ci riescono meglio in Europa, trovandoci, una volta tanto, a far da esempio virtuoso. Ma questo fa storcere la bocca a molti perché, come sottolinea la Cgil, “aumenta la precarietà”. A me pare che aumenti davvero, ma quella mentale di molti politici e sindacalisti. I posti di lavoro si creano consentendo elasticità al mercato. Certo, diciamolo in modo piatto: più si consente di potere licenziare e più s’invoglia ad assumere. C’è a chi piace un mercato molto regolato, molto corporativizzato e con alta disoccupazione. Noi preferiamo un mercato deregolamentato (ma controllato), dove i lavoratori sono liberi di amministrarsi e con bassa disoccupazione. Lascio ai cultori della materia stabilire quale sia la posizione di sinistra, ma avverto che un tempo sarebbe stato bestemmiare assegnare tale bollino alle politiche conservatrici ed alla protezione dei più garantiti.
Prima il pacchetto Treu, poi la legge Biagi, hanno rimesso in moto l’assorbimento di disoccupazione. A Biagi, che ha pagato con la vita, si deve la svolta che mette l’Italia all’avanguardia. Si tratterebbe di andare avanti, non solo assorbendo ancora disoccupati, ma spingendo anche i molti non occupati che non cercano lavoro a prendere in considerazione l’opportunità di guadagnare. Nel momento in cui si tocca il record positivo di bassa disoccupazione non dobbiamo, infatti, dimenticare che in Italia lavorano ancora troppo poche persone, per troppo poco tempo e con troppo poca produttività. Insomma, di cose da fare ce ne sono ancora molte, ma è un pessimo segnale che una tale notizia venga occultata e che ancora si sentano le voci regressive, corporative e conservatrici che vorrebbero tornare indietro.

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