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Successo per la manifestazione di SA

"Quale terza Repubblica?"

Fini, Dini, Mastella, Vietti: insieme per dire no all'asse Silvio-Walter

di Alessandro D'Amato - 14 dicembre 2007

No all’asse Veltroni-Berlusconi e alla legge elettorale che ne è il frutto, attenzione alle grandi questioni istituzionali immaginando una nuova fase Costituente per risolverle una volta per tutte, e ritorno in primo piano dei temi del declino e del degrado in atto nel Paese e delle impostazioni programmatiche necessarie a risollevare il destino dell’Italia, oggi escluse dal dibattito politico. Attorno a questi punti è ruotata la manifestazione “Quale Terza Repubblica?” organizzata da Società Aperta, movimento presieduto da Enrico Cisnetto, alla quale sono intervenuti Gianfranco Fini, Clemente Mastella, Michele Vietti, Lamberto Dini, Beppe Pisanu, Gianni De Michelis e Giorgio La Malfa.

Nella sua relazione introduttiva, Cisnetto ha analizzato la situazione politica odierna: “Non possiamo che essere soddisfatti della dichiarata fine della Seconda Repubblica, che fin dalla sua nascita aveva fatto rimpiangere la Prima. Ma la “svolta” di questi giorni, per come si sta determinando, ci preoccupa per la convergenza consociativa che sta caratterizzando i due leader, un nuovo asse che punta a annullare il bipolarismo semplicemente sostituendolo con il bipartitismo. Una pura convergenza di potere senza un progetto paese in mente. Eppure esistono una serie di forze riformiste e moderate che possono spezzare questo asse riportando in primo piano il tema del declino in atto nel Paese e delle impostazioni programmatiche necessarie a risollevare il destino dell’Italia. Per far questo, Società Aperta è convinta che occorra salvaguardare lo spazio dei grandi filoni di pensiero e di esperienza politica – quello cattolico-popolare, quello laico-liberaldemocratico, quello socialista e quello dell’identità nazionale – che predominano in Europa e che in Italia sono stati emarginati a favore dei partiti personali. Ma per fare questo, prima di tutto occorre che le forze politiche fuori dall’asse PD-PDL trovino la sintesi su una proposta comune di nuova legge elettorale. E poi, che trovino anche la forza per proporre quel rinnovo dell’assetto istituzionale che la nazione ci chiede insistentemente ormai da più di un decennio”.

Il primo a intervenire nel dibattito è stato il senatore Lamberto Dini, leader dei Liberaldemocratici, per il quale con l’accordo tra Berlusconi e Veltroni il pericolo di cancellazione degli altri partiti è serio e concreto: “Se queste forze si mettono insieme, finiscono per schiacciare tutti gli altri. E questo bisogna impedirlo. Anche perché altre sono le priorità di cui si dovrebbe discutere: il patto tra Pd e Pdl arriva in un momento nel quale il Paese non dà segnali di recupero: l’Italia è fanalino di coda della Ue nella crescita e avremmo bisogno di una svolta. Ma questo governo non è, a mio parere, in grado di attuarla”.

Michele Vietti dell’Udc, intervenuto in rappresentanza del segretario Pierferdinando Casini, trattenuto da un impegno, sposa in pieno i contenuti della relazione di Cisnetto, raccoglie l’appello lanciato da Società Aperta e aggiunge: “Il sistema tedesco è l’unica via per evitare la frantumazione, e insieme rispettare le minoranze e dar loro il giusto peso. Non ci piacciono invece gli ibridi, dal ‘Vassallum’ al ‘Biancum’, che sovrastimerebbero i risultati elettorali di alcuni a discapito di altri. E’ evidente che questa Terza Repubblica esige da parte dei partiti una riconquista del proprio ruolo: e noi siamo comunque impegnati nel costruire una forza, centrale e non centrista, che faccia da interposizione al bipolarismo coatto”.

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella, presidente dell’Udeur, dice che la strada intrapresa da Veltroni e Berlusconi mette in pericolo il governo Prodi: “Non si possono fare leggi elettorali per creare dei prigionieri politici. Noi siamo comunque disponibili a parlare di sistema tedesco, ma non a pasticci. Non parteciperò al vertice del 10 perché vuol dire che si va avanti comunque, facendo finta di niente. Finora il confronto si è avuto più con l’opposizione che non nella maggioranza. Prodi deve intervenire perché lui è il leader dell"intera alleanza scelto dalle primarie. Io nel Pd non ci vado, quindi Veltroni è un mio competitor e io a lui non devo chiedere nulla”

Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, è durissimo: “Ha ragione Berlusconi quando dice che l"accordo con Veltroni non è segreto, è evidente, ma sarebbe più onesto, se si vuole lavorare per il bipolarismo, accettare alleanze dichiarate prima del voto, a meno che non si voglia prescindere da trattative con gli alleati, lasciarli in una posizione subalterna e obbligarli a tornare a Canossa con il capo cosparso di cenere. In parlamento sarà molto difficile che il patto della frittata regga e non si infranga con la realtà dei numeri. Per An occorre invece guardare alle leggi che abbiamo già per Comuni e Regioni, che garantiscono stabilità, rappresentanza e alternanza”.

Per Beppe Pisanu di Forza Italia è la lista delle priorità ad essere sbagliata: “Non voglio fare l’avvocato difensore di Berlusconi, che di avvocati migliori di me ne ha anche in Parlamento. Ma è inammissibile pensare che l’unica questione importante di questo Paese sia la legge elettorale. Prima vengono altre riforme istituzionali fondamentali delle quali non possiamo fare a meno. Per questo dobbiamo invece operare una ricomposizione del sistema politico, magari attorno a due grandi partiti ma nel rispetto delle diversità. Il sistema elettorale più coerente è o un maggioritario o un proporzionale con forte effetto maggioritario”. Anche Gianni De Michelis e Giorgio La Malfa concordano con l’analisi proposta e raccolgono l’appello lanciato da Società Aperta. Per l’esponente dei socialisti “la Seconda Repubblica, in realtà, non è mai nata, perché è stata fagocitata dal bipolarismo bastardo, che adesso si vorrebbe sostituire con il bipartitismo bastardo. Società Aperta ci sollecita a fare un passo in avanti, e noi dobbiamo provare a farlo”. Il presidente del Partito Repubblicano pone invece l’accento sullo stato di declino e degrado del Paese: “Anche autorevoli istituti di ricerca ormai concordano con l’analisi proposta per primo da Cisnetto. Identifichiamo come problema centrale dei prossimi anni quello di arrestare questa tendenza, il cui inizio risale ormai ad almeno venti anni e che oggi, se possibile, si è perfino accentuata”.

Nelle sue conclusioni, Cisnetto indica i punti di convergenza delle forze contrarie al bipartitismo. Il primo è che rappresentano le grandi tradizioni politiche d’Europa, che i partiti che vengono dalla cultura del gazebo non hanno; e il secondo è che se arrivano a proposte alternative condivise e credibili possono battere l’avversario. “E’ difficile, ma un punto d’incontro sulla legge elettorale potrebbe rappresentare la chiave di volta. Così come una proposta come l’Assemblea Costituente, che è l’unico modo per mettere mano concretamente e una volta per tutte ai problemi del Paese. Non c’è dubbio che il partito dei moderati italiani non è e non può essere quello di Berlusconi, fondato sul peronismo e sul populismo. Se da questa riunione si trae la volontà, attraverso Società Aperta, di andare avanti su questi temi e sulla revisione degli assetti istituzionali, avremo dato un ottimo contributo alla discussione. Non bisogna avere timore del processo di trasformazione in atto, la Seconda Repubblica è morta per sempre. Ma non si può neppure subire il cambiamento imposto da chi è ossessionato dall’idea di voler fare da solo. C’è bisogno di grande lungimiranza e di una massiccia dose di coraggio”.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.