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Cosa vuol dire "essere di sinistra"?

Profumo, un banchiere rivoluzionario

Attenti a non cadere nelle sterili contraddizioni

di Marco Scotti - 30 settembre 2010

Leggo con malcelata desolazione le risposte al bell"editoriale che Valentino Parlato ha pubblicato su Il Manifesto il 22 settembre scorso. All"indomani delle dimissioni ("obbligate") di Alessandro Profumo da ad di Unicredit, il direttore del Manifesto ha voluto concentrare le proprie attenzioni sul profilo politico di un uomo che, non dimentichiamolo, dalla politica è stato fatto fuori. Già perchè se Profumo fosse stato dimissionato per gli scadenti risultati, la cosa si sarebbe consumata ben prima, diciamo un anno fa.

Invece, guarda caso, Profumo viene estromesso dal suo incarico poco dopo le dichiarazioni di guerra della Lega, che dice di (testuale) "voler mettere i propri amici" nelle Fondazioni bancarie che grande potere detengono all"interno del cda Unicredit. E poi la scalata libica, definita dai verdoni "ostile" (ma ostile a chi?), sembra non sia stata fatta dagli stessi personaggi che il premier ha definito "amici privilegiati" dell"Italia all"inizio di settembre. Parlato, comunque, definisce Profumo un banchiere di sinistra. E certo, il termine può sembrare un po" un ossimoro. Ma usciamo, una volta per tutte, dalla contraddizione che i soldi sono il male, che chi detiene potere è "il padrone". Perchè questo è determinismo stupido, che riesce a nascondere malamente un"invidia radicata.

Alessandro Profumo non è un simpaticone e, sicuramente, non è l"uomo che risolleverà le sorti della sinistra. Ma, tanto per cominciare, accordiamoci sul termine "di sinistra": se esserlo significa essere rivoluzionari, io penso che forse neanche Che Guevara lo è stato. Se, invece, si intende una vocazione democratica, che rivolge le proprie attenzioni anche verso chi è in difficoltà (2 milioni di euro della liquidazione andranno a Don Colmegna e alla sua organizzazione), allora Profumo può essere di sinistra, così come possono esserlo tanti altri.

Mi si dirà: un uomo che guadagna cifre da capogiro e che viene liquidato con 40 milioni non è etichettabile come di sinistra. Quindi, ancora una volta, ritorna l"errore di fondo: chi ha i soldi è, necessariamente, di destra. Un po" come le critiche piovute addosso a Bertinotti per i suoi cachemire e a D"Alema per la barca.

E finché a cadere nelle contraddizioni sono quelli dall"altra parte della barricata va benissimo, tanto peggio per loro, ma che persone che si definiscono di sinistra ragionino così è avvilente. Intanto si è perso il contatto con le fabbriche da un lato e con la finanza dall"altro. E, in entrambi i casi, si è stati soppiantati da chi? Esatto, proprio dalla Lega.

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