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Sistema televisivo: un polpettone avvelenato

Prodi salverà Mediaset dalla Gasparri?

Uno zapping “indolore” tra l’ipocrisia e l’incapacità di un settore <i>sui generis</i>

di Davide Giacalone - 08 ottobre 2007

L’idea che Prodi stia salvando Mediaset dalla legge Gasparri è così surrealmente divertente da meritare attenzione. C’è del vero, ma per apprezzarlo si devono conoscere le puntate precedenti di questo polpettone (avvelenato) televisivo. La faccio breve.

L’ultima legge antitrust seria, nel campo televisivo, risale al 1990, e porta il nome dell’allora ministro Mammì. Rendeva impossibile l’espansione di Fininvest (non era ancora nata Mediaset) e le costò qualche dolorosa amputazione. Com’è sempre capitato, però, ad affossarla fu la sinistra. Poi venne la legge Maccanico (maggioranza di sinistra), che introduceva il concetto di mercato unico dell’informazione e lavorava sulle percentuali, ma la Corte Costituzionale ebbe da ridire ed una delle tre reti Mediaset divenne a rischio trasloco sul satellite. La stessa sinistra, con una legge del 2001, stabilì che entro il 2006 tutte le televisioni sarebbero state digitali, tutte avrebbero usato la tecnologia del digitale terrestre. E qui comincia la comica.

La legge Gasparri, voluta dal centro destra durante il governo Berlusconi, riprese dalla Maccanico il concetto del mercato unico ragionando, analogamente, per percentuali, e riprese pure la data del 2006. Previde, anche se nessuno l’ha letta e nessuno se ne ricorda, un antitrust per il settore analogico, ovvero per le televisioni che ancora oggi tutti vediamo, ma con sullo sfondo quel ravvicinato ed epocale passaggio al digitale. D’epocale, però, c’era solo la bufala, perché, come largamente previsto, entro il 2006 non successe un bel niente, o, meglio, si prorogò al 2008. E qui arrivano Prodi e Gentiloni.

Nel disegno di legge di quest’ultimo il passaggio definitivo è spostato al 2012, ma entro il 2009 avrebbero dovuto traslocare Rete 4 e Rai 3. Le date sono sempre delle bufale, perché, semplicemente, non ci sarà mai una data entro la quale tutte le tv saranno sul digitale terrestre. Mai. Un giorno, lontano, si spegnerà il segnale analogico, lasciando il mercato a molte forme di trasmissione digitale. Comunque, la Gentiloni non è divenuta legge e non è previsto che accada, ma se, oggi, si dovesse rispettarne il meccanismo interno, la data finale dovrebbe essere il 2015. Domanda: perché, nella finanziaria, hanno inserito la proroga di tutto, senza riforma, al 2012?

Risposta: a. perché è abbastanza lontano da essere sicuri che nessuno dei presenti se ne occuperà; b. perché altrimenti il primo gennaio 2008 potrebbero tornare a gola le non digerite sentenze costituzionali ed al governo di sinistra toccherebbe fare un decreto per salvare le televisioni la cui proprietà fa capo al leader dell’opposizione. Il tutto perché la legge del 2001 era sbagliata, la Maccanico era debole, e la Gasparri non ha risolto nulla. Ed ora ridete con comodo.

Ma cercate di non farvi prendere in giro. Secondo Gentiloni sono ben spesi altri 60 milioni per finanziare l’acquisto di decoder e televisori predisposti al digitale. Inoltre sostiene che entro la fine del 2008 non si distribuiranno più televisori analogici ed entro la metà del 2009 ne cesserà la vendita. Però dopo due anni si spegne il segnale. Bisogna avere l’anello al naso ed il televisore al collo, per crederci. Dietro tutto questo c’è un grande inciucio? Ma no, c’è solo un gran pastrocchio, dove ipocrisia ed incapacità si sono messe a braccetto e danzano sul telecomando dei cittadini. Che tendono a non interessarsene, continuando a guardare la televisione.

Pubblicato su Libero di Lunedì 8 ottobre

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