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Il dilemma della sfida: riforme o controriforme?

Poli improvvisati e senza programmi

Lunga la strada per lo spirito bypartisan. Il 9 aprile a rischio nuova transizione

di Elio Di Caprio - 20 marzo 2006

Riformare le riforme…e non fare riforme o farle male. Sembra questo il destino delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra che si sono avvicendate al potere nell’ultimo decennio.
Così è stato ed è per la devolution, per la scuola, per il lavoro, per il riordino dei Ministeri.
Ora è il centrosinistra, in fase preelettorale, ad interrogarsi e dibattere se valga la pena o meno di scindere e frazionare quel Ministero dell’Economia, dove regna l’imperatore Tremonti con poteri assoluti, assommando funzioni e competenze, già distribuite in diversi Ministeri prima che la riforma Bassanini intervenisse con un astruso riordino dei ministeri. Si dice che all’Economia si è creato un centro di potere eccessivo, il vero potere che condiziona tutti gli altri. Ma già negli anni scorsi qualificati esponenti del centrodestra si erano posti il medesimo problema e avevano proposto lo scorporo delle eccessive competenze del Ministero dell’Economia. Ci sarà un’intesa bypartisan almeno su questo o assisteremo a nuovi aggiustamenti unilaterali?
Altro ministero sotto scrutinio è quello delle Attività Produttive, già Ministero dell’Industria, che ora si vorrebbe assorbisse alcune competenze dell’Economia ed in particolare vigilasse, in quanto titolare della nostra politica industriale, su Eni ed Enel. E’ infatti una plateale incongruenza che sia il Ministero dell’Economia a sovrintendere alle due società energetiche, solo in qualità di azionista di riferimento per conto dello Stato.
Sono proposte ed idee che hanno un loro fondamento, visto che non c’è nulla di male a cambiare le cose che non funzionano. Del resto l’attuale coalizione di centrodestra, una volta al governo, non ha avuto alcuna remora a modificare la riforma Bassanini , scorporando dal dipartimento delle reti del Ministero delle Attività Produttive le competenze poi attribuite al Ministero delle Comunicazioni.
Ci dobbiamo adesso attendere un nuovo rimaneggiamento con la ricostituzione del Ministero del Commercio Estero che ora non esiste più?
Le coalizioni di centro sinistra e di centrodestra, ambedue improvvisate e composte da partiti forzati allo stare assieme, sono state sottoposte ad un faticoso rodaggio negli anni passati e possono ben far tesoro degli errori passati, purchè non si facciano irretire, come successo finora, da ambizioni di mero potere.
Potrebbe anche trovare spazio finalmente, in questo quadro, una riconsiderazione della politica energetica e del modo migliore di corrispondere alle attese dell’opinione pubblica perché al nostro problema energetico venga data l’importanza che merita, con la creazione di una struttura apposita dotata di nuovi e precisi poteri. Ma se si riforma guardando solo al cortile di casa ed alle proprie convenienze, ben poco di buono ci si può aspettare.
Forse la strada per arrivare a considerare i maggiori problemi italiani con spirito bypartisan è ancora lunga ed accidentata e rischiamo che l’appuntamento elettorale del prossimo 9 aprile appaia null’altro che l’ennesima tappa di una transizione infinita e senza sbocchi, dove l’alternanza si esplica soltanto demolendo quello che ha fatto la coalizione precedente.
Ma dal bipolarismo insulso e pasticciato di questi anni si dovrà prima o poi uscire. Non potranno non emergere allora nuove coalizioni più coese che non si limitino a riformare le riforme, ma si facciano carico delle riforme possibili nell’interesse di tutti.

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