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Proposta choc nel Regno Unito

Pigro e obeso? Ti taglio l’assistenza sanitaria

Quale diritto ha di essere aiutato un cittadino che per primo non vuole aiutarsi?

di Massimo Pittarello - 04 gennaio 2013

Gli obesi che rifiutano gli esercizi prescritti dai medici potrebbero non ricevere più i benefit e l’assistenza dello Stato. Questa proposta viene lanciata dai conservatori di Londra nell’ambito di un processo di revisione del modelli di welfare. Le autorità di Westminster hanno infatti da poco introdotto dei programmi di sostegno per le persone in sovrappeso che prevedono attività propedeutiche al mantenimento di un buono stato di salute.

Le autorità locali mettono a disposizione delle smart cards con cui avvalersi di numerosi servizi (le piscine, le palestre, i centri yoga, etc) e da cui è ora possibile rilevare con esattezza quante delle persone con problemi di peso frequentino o meno tali programmi di sostegno. Dai primi dati emerge una partecipazione assai bassa. Ed allora ecco la proposta, o la provocazione. Chi non frequenta le attività prescritte potrebbe perdere il diritto a ricevere i benefit economici.

Questa iniziativa Tory segue uno studio pubblicato in settimana dal Royal College of Physicians, secondo cui in Gran Bretagna la percentuale di persone in sovrappeso è fra le più alte al mondo ed è in continua crescita: se oggi uno su quattro è obeso, più di uno su due potrebbe esserlo nel 2050. Ovviamente, dall"obesità derivano numerose altre patologie, più o meno gravi.

Il Dipartimento della Salute ha calcolato in 6 miliardi e 27 milioni di euro la spesa annua che la sanità riserva ai problemi legati all’obesità. Il portavoce della Commissione incaricata del Parlamento di Westminster, Alex Thomson, che sta discutendo con le autorità locali preposte all’erogazione materiale dei fondi, parla esplicitamente di bastone e carota: “Abbiamo la possibilità di variare i benefit in base al comportamento delle persone. Meno ti impegni, meno ricevi. Più ti impegni, più ti aiutiamo”. La tradizionale attenzione britannica nel sostenere le persone svantaggiate, complice anche la difficile situazione dei conti pubblici, si pone una profonda domanda: quale diritto ha di essere aiutato un cittadino che per primo non vuole aiutarsi?

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