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Tra i grandi miglioramenti della Cina, manca quello della condizione femminile

Per la Cina la donna conta sempre poco

Mentre il "vecchio" Occidente fa grandi affari col Celeste Impero, la posizione della donna cinese continua a regredire

di Antonio Gesualdi - 09 marzo 2005

Vi ricordate la "deprecabile" Vodka-Cola?

No, non era un intruglio di vodka sovietica e Coca-Cola statunitense; era una "infame pratica" (definizione di Enzo Bettiza) dove "il grande capitalismo occidentale utilizzava la manodopera schiavizzata dei sistemi burocratico-dispotici dell'Est europeo per produrre merci, che poi venivano vendute sui mercati occidentali con i superprofitti ottenuti sulla pelle dei lavoratori che non hanno protezione sindacale".

La Vodka-Cola fu "inventata" da Charles Lewinshon; divenne famosa tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, e indicava gli investimenti industriali occidentali in Urss o altri Paesi comunisti. In realtà avveniva anche il contrario: i sovietici investivano in banche occidentali. Oggi la Vodka-Cola la produciamo con i cinesi: il capitalismo occidentale scambia con l'autoritarismo orientale. Ma mentre l'autoritarismo sovietico produceva anche uno statuto femminile avanzato (ricordate le signore mogli dei leader dell'Urss?), quello cinese produce l'assassinio sistematico delle neonate e anche l'aborto selettivo.

Oggi la Cina ha il 20% della popolazione terrestre; 1 miliardo e 300 milioni di cui poco più di 600 milioni di sesso femminile. Oggi in Cina nascono 100 femmine ogni 119 maschi. Si tratta di una delle eccezioni più evidenti (e drammatiche!!!) dell'umanità. Nel resto del mondo (tranne alcuni paesi musulmani) sono le donne ad essere più della metà della popolazione. Nei venticinque anni post-maoisti quello che la Cina ha guadagnato in economia non l'ha guadagnato nella condizione femminile, anzi. Infanticidio e feticidio, prostituzione (sanpei xiaojie), traffico di spose, violenza famigliare, adulterio e suicidi dimostrano che la condizione femminile in Cina è, addirittura, in regressione. E' come se la donna cinese avesse perso la scelta di diventare madre, e nel lavoro è la più disoccupata, dequalificata, discriminata e precaria.

E' evidente che quel sistema diventerà sempre più autoritario se è vero che è stata soprattutto la donna sovietica a smontare il modello comunista di tipo europeo e lì le donne sono sempre molto più numerose dei maschi.

Ebbene con questa Cina l'occidente fa affari, tratta, si relaziona così come faceva con l'Unione sovietica. Non può essere diversamente. Il principio di realtà - soprattutto nella guerra e nell'economia - è sempre quello più sano rispetto agli ideologismi più o meno romantici. E in questa Cina i prodotti tessili si fanno a più basso prezzo e identici a quelli che possono fare i nostri lavoratori che, però, chiedono protezione e non la liberazione degli "schiavi" cinesi. Anche perché questi stessi nostri lavoratori e lavoratrici, quando si comportano da consumatori e consumatrici, quando entrano in un supermercato, comprano sicuramente la Vodka-Cola perché è quella che, a parità di qualità, costa sempre meno di quelle che producono loro stessi. Pragmatismo vorrebbe che proteggessimo i nostri lavoratori e le lavoratrici dei settori in decadenza, ma accompagnandoli all'uscita. E allo stesso tempo cominciassimo a proteggere anche i lavoratori e le lavoratrici cinesi accompagnandoli all'entrata. Nel frattempo - pragmatismo vuole - abbiamo bisogno di nuovi lavoratori e lavoratrici, nuova formazione, quindi nuova classe dirigente... Insomma di un nuovo Occidente per un nuovo Mondo.

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