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Il Rapporto Bnl: aumenta l’insicurezza

Peggiorano risparmio e reddito

Diffidenza verso le azioni, si risparmia per comprare casa: ritratto di un’Italia timorosa

di Alessandro D'Amato - 21 dicembre 2005

Insoddisfatti del reddito, con sempre più difficoltà nel risparmiare, ancora alla ricerca di case come investimento, critici con le banche: questi sono gli italiani raccontati dal 32° Rapporto Bnl-Centro Einaudi sul risparmio e i risparmiatori in Italia.

Secondo il rapporto, sono sempre di più gli italiani che non riescono a risparmiare. Il 51,4% non lo ha fatto nel 2005, contro il 48% del 2004, il 45% del 2003 e il 38% del 2002. Il 2005 è un anno record, con il dato che supera il precedente massimo storico del 2001. Gli italiani, quando riescono a risparmiare, conservano il 10% del proprio reddito: percentuale inferiore del 2% rispetto al 2002. Quanto alla percezione del risparmio, sale al valore massimo del 29% chi afferma che il risparmio è “indispensabile”, anche se questa crescita e" compensata dalla diminuzione di chi ritiene il risparmio “molto utile”. Peggiora poi il reddito corrente: se il valore del 2002 ha rappresentato il massimo degli ultimi 10 anni, il dato del 2005, si legge sul Rapporto, “indica un netto peggioramento, che riporta la valutazione sul reddito corrente al valore medio del periodo 1993-1996, uno dei periodi difficili dell"Italia”. Passa pertanto dal 92 all"89% la percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo sul proprio reddito, ma è soltanto il 3,8% degli intervistati a valutare le proprie entrate “più che sufficienti”.

Le valutazioni negative si accentuano in riferimento al reddito futuro, dell"età della pensione. Infatti scende dall"11 dello scorso anno all"8% la percentuale di chi ritiene che al momento della pensione disporrà di un reddito "più che sufficiente". I giovani sono più ottimisti: nella fascia tra i 20 e i 30 anni solo il 10% ritiene che al momento della pensione avrà un reddito insufficiente o del tutto insufficiente (percentuale che tra chi ha tra i 50 e i 60 anni arriva al 27%, e sale al 47% per chi ha oltre 60 anni). Nonostante sia salita al valore massimo del 29% la percentuale di chi afferma che il risparmio “è indispensabile”, il 2005 è associato ad un ulteriore aumento del numero di individui che non risparmiano, che supera il precedente massimo storico del 2001. Coloro che riescono a risparmiare mettono da parte in media il 10% del proprio reddito.

Per gli italiani l’investimento migliore rimane sempre il mattone: l"acquisto o la ristrutturazione della casa restano infatti i motivi principali di risparmio (27%), seguiti dall’integrazione della pensione (9%), e dall’assistenza medica (3,5%). E tuttavia in cima alle motivazioni ci sono i timori per il futuro: il 42% degli intervistati infatti risparmia per far fronte agli “eventi imprevisti”. Sempre poco diffusi i fondi pensione: cala dal 28 dello scorso anno al 25% la percentuale delle persone che affermano di aver sottoscritto una polizza vita che garantirà un vitalizio, e dal 22 al 16% la percentuale di chi aderisce a un fondo pensione di categoria. Stabile al 6,5% la percentuale di chi ha aderito a un fondo pensione aperto. Prevale il ‘fai-da-te’ pensionistico, passato dal 42 al 49,4%. Ma c’è grande incertezza sulla pensione pubblica. Solo un giovane italiano su 100 ritiene l’importo della pensione certo e chiaramente definito. Incertezza che tuttavia non influenza le scelte attuali per il 51% degli intervistati, percentuale che sale al 60 per i giovani. E questo spiega il sostanziale disinteresse per i fondi e la previdenza integrativa

Gli italiani bocciano la Borsa: l’82% (percentuale che sale al 91 tra i giovani tra i 19 e i 29 anni) ritiene infatti pericolosi i titoli azionari, mentre indica come attività meno rischiose i depositi bancari (43,5%) e i Bot (43,8%). “Gli italiani non credono quindi alla teoria della diversificazione - commentano i redattori del Rapporto - secondo cui i titoli azionari devono essere privilegiati per un investimento di lungo periodo poiché la probabilità di perdita sarebbe inferiore; sembrano invece ritenere i titoli a reddito fisso il miglior investimento anche per il lungo periodo”. Se i depositi bancari vengono considerati una scelta sicura, tuttavia questo non significa che il rapporto tra gli italiani e le banche sia soddisfacente. I correntisti cambiano raramente banca solo perché “le banche sono tutte uguali” (32,3%), o per evitare le salate spese di chiusura (11,6%). Rimane tuttavia stabile la percentuale di chi si dichiara soddisfatto della banca di famiglia (76,7%).

Diminuisce però, a causa probabilmente dei recenti crack finanziari (che vedono sul banco degli imputati anche gli operatori degli istituti di credito), la fiducia nella consulenza bancaria, che scende nel 2005 al 51% (l"anno scorso era al 54,3%, nel 2002 al 58,9%). Gli intervistati spiegano che la sfiducia è dovuta al fatto che "i funzionari della banca sono incentivati a vendere i prodotti più convenienti per la banca". E’ sempre bassa la partecipazione dei risparmiatori al mercato azionario: solo il 24% degli intervistati afferma di avere fatto operazioni di acquisto o di vendita negli ultimi cinque anni. Dato che si collega alla percezione di alto rischio delle Borse: infatti la sicurezza nell"investimento resta al primo posto tra gli obiettivi per il 55% degli intervistati, percentuale analoga a quella degli anni passati nonostante, rileva il Rapporto, “il buon andamento dei mercati finanziari, che dura ormai da quasi tre anni”. Se ce n’era bisogno, l’ennesima dimostrazione del deficit di prestigio del nostro mercato finanziario. Sempre in attesa che, tra un Tanzi e un Fiorani, molti problemi di governance, gestione e credibilità vengano risolti.

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