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Ora lo squilibrio ritorna enorme

Pecorella sacrificale

La legge sull’inappellabilità era la cosa migliore fatta nella scorsa legislatura.

di Davide Giacalone - 26 gennaio 2007

L’inappellabilità delle assoluzioni è (era) la cosa migliore, in materia di giustizia, fatta nel corso della scorsa legislatura. Un principio di civiltà, presente in tutti i Paesi con rito accusatorio, una misura necessaria per impedire che un cittadino, anche quando assolto, sia sottoposto per decenni alla tortura giudiziaria. La Corte Costituzionale ha cancellato quella legge e leggeremo le motivazioni per capirne il perché. Intanto leggo i commenti dei soliti giuristi prolissi e confusi, secondo i quali si sarebbe, così, ristabilito l’equilibrio fra accusa e difesa. Sono giuristi, forse, ma dei tribunali e della giustizia non sanno nulla. Lo squilibrio è enorme, e tutto a danno del cittadino. Il pubblico ministero lavora da impiegato dell’accusa, lo pagano qualsiasi cosa capiti, tutte le altre spese, dai periti al personale amministrativo, sono pagate dallo Stato, fa carriera anche se non vince un processo in vita sua, presenta appello per la sola ragione che non c’è motivo di non farlo. L’imputato, il cittadino, invece paga tutto di tasca propria, e la giustizia si adopera anche per impedirgli di guadagnare. Per non capire questo, per non vedere quest’evidenza occorre fregarsene del tutto della povera gente ed avere in mente solo una decina di procedimenti penali, da utilizzarsi in politica.

Leggeremo le motivazioni, ma dopo averle lette sapremo dove ha sbagliato la Corte Costituzionale o dove ha trovato l’articolo che rende incostituzionale la civiltà giuridica. In tutti e due i casi sapremo che occorre mettere mano alla salvaguardia dello Stato di diritto, anche cambiando la Costituzione, ma sapremo amaramente di non poterlo fare, perché l’Italia, da più di dieci anni, è immobilizzata in una guerra civile a bassa intensità, condotta nei tribunali e non solo, che blocca qualsiasi riformismo, qualsiasi innovazione. Da anni si conduce una faida stile Montecchi e Capuleti, chiamandola bipolarismo, e se violentano Giulietta o impalano Romeo quelli dell’altra famiglia festeggiano. Questo ingranaggio deve essere fermato, e non per sopprimere il bipolarismo, semmai per farlo nascere.

L’Italia ha bisogno di riforme, la nostra giustizia è ridotta in modo miserando ed è un ostacolo allo sviluppo. Un comune sentire non sarebbe sintomo di mollezza, ma di saggezza.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero di venerdì 29 gennaio

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