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Dalla Cosa Rossa alla Casa Rosa di Walter

PD: inizia la grande scommessa

Dopo la sbornia mediatica tocca al nuovo capo del PD dimostrare la sua capacità di leadership

di Elio Di Caprio - 17 ottobre 2007

La scommessa del PD è iniziata. Forse a Massimo D"Alema riuscirà un po" difficile questa volta di parlare del partito democratico come di un fatto nuovo e rivoluzionario che si aggiunge alla precedente “rivoluzione”, consistita a suo dire nella discesa in campo di Silvio Berlusconi nel "94. Se non altro il capo di Forza Italia, senza primarie, è stato accreditato dal voto popolare come leader del centrodestra per ben tre volte consecutive. Ma si pensa ugualmente che Veltroni più di Prodi possa reggere meglio le sfide future, scompaginando il campo avversario con l"immagine suadente e moderata che garantisce la presa di distanza da ogni estremismo.

Dopo il grande battage mediatico sulla nascita del partito democratico con un candidato predestinato che non poteva non vincere è alla sinistra nel suo complesso che tocca superare questa ennesima prova del fuoco. Le elezioni primarie per il segretario sono state sì una grande prova di partecipazione da tutti osannata, ma insieme hanno messo a nudo la crisi del centro sinistra costretto a fare gareggiare, accanto a Walter Veltroni, candidati più nominali che reali, senza alcuna potenzialità di vittoria, pur di dimostrare la genuinità democratica della competizione. L"importante era uscire dal cul de sac dell"impopolarità del governo Prodi che, se dovesse permanere, rischierebbe di mandare in soffitta ogni velleità futura della sinistra ( ma quale sinistra?) a proporsi come autonoma alternativa al centro destra ( con o senza Berlusconi).

Per il momento sono gli ex comunisti, o ex diessini che dir si voglia, ad aver vinto con la loro macchina organizzativa. Sono loro a costituire il fulcro e l"anima marciante della nuova formazione e tocca a loro smentire ciò che è sempre puntualmente avvenuto nella lunga storia della sinistra italiana dove la scissione e la frammentazione hanno sempre prevalso sulla coesione e sul marciare uniti. Non per nulla le prime diaspore a sinistra sono già avvenute mesi fa al primo annuncio della costituzione del partito democratico e non è detto che tutto si fermi lì. Solo i leaders o i capi carsimatici alla Togliatti o alla Berlinguer erano riusciti in passato - ma si era in tempi anteriori alla caduta del muro di Berlino - a fare prevalere l"unità di intenti del popolo comunista attraverso un radicamento mitico che ora non è più spendibile.

Dopo tanti anni e tanti leaders di passaggio è il turno di Walter Veltroni che dovrà indicare la via nuova per superare il guado della necessaria trasformazione. E" un nodo storico più che politico che sconta i ritardi passati e già genera a sinistra un misto di timori e di speranze. Timori che si arrivi all"ennesimo flop come nelle precedenti esperienze di fusioni andate in fumo e speranze che in qualche modo siano ancora gli ex comunisti, sempre in cattedra a prevedere e ad adattarsi alle circostanze, ad imprimere alla nuova formazione un carattere distintivo e vincente sia pure a costo di un annacquamento delle vecchie spinte ideologiche. La lunga campagna mediatica che ha accompagnato la candidatura del nuovo segretario del PD è stata disinvoltamente giocata al trapezio delle istanze contrapposte della destra e della sinistra ( sulla sicurezza, sulle tasse, sul mercato del lavoro ) con qualche abboccamento di passaggio con Fini e con i referendari. Tanto da spingere l"impietoso Geminello Alvi ad associare a Walter Veltroni l"immagine di una medusa che si fa trascinare dalle correnti senza saper indicare egli stesso una via precisa. Ma dove approderà la medusa Veltroni e quali sono i costi politici che saranno disposti a pagare i suoi seguaci?

All"attuale ( non ancora ex) sindaco di Roma compete l"immane sforzo di trasformare la “cosa rossa” in una “casa rosa” accettata da tutti, pragmatica e pronta a misurarsi con le riforme possibili. Ma passare dalle parole agli atti sarà sempre più difficile e presto ce ne renderemo conto. E" molto più probabile che la candidatura di Walter Veltroni concepita per contenere le varie spinte centrifughe di una maggioranza troppo composita e litigiosa non riesca affatto a puntellare il governo Prodi, ma anzi ne acceleri il disfacimento.

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