Non solo subprime
I pericoli arrivano anche da contrazioni della domanda, e dai derivatidi Alessandro D'Amato - 25 novembre 2007
Per comprendere appieno i problemi sempre crescenti dell’economia americana, infatti, non serve soltanto guardare i tagli delle stime di crescita da parte della Federal Reserve. Basta anche notare che FedEx, il maggiore corriere espresso Usa insieme a Ups, ha tagliato le sue stime di incassi per l’ultimo trimestre, e alla mossa ha fatto seguito subito dopo una riduzione della domanda generale di trasporto merci da parte dell’associazione di settore. La decisione è stata accolta con sorpresa dagli analisti e dagli osservatori: “E’ molto indicativo che le compagnie di trasporti non vedano un ciclo positivo di fronte a loro – ha dichiarato al Wall Street Journal Morgan Keegan, strategist di Art W. Hatfield – visto che i dati sui volumi di merce trasportata sono considerati un buon indicatore previsionale dell’andamento economico futuro: se un prodotto viene portato da un punto all’altro, significa che è stato già venduto e pagato. E quindi, se si trasporta di meno significa che si vende di meno”. In più, il taglio delle previsioni arriva dopo che l’andamento dall’inizio dell’anno era stato in calo di quasi il 3%. Meno significativi, invece, sul fronte del consumo vengono considerati i risultati positivi comunicati da Wal Mart, gigante made in Usa della grande distribuzione, perché secondo gli analisti questi sarebbero dovuti più alle grandi capacità del gestore che a una situazione di salute vera e propria. La riprova è nei dati – decisamente meno ottimisti – comunicati invece dai due concorrenti di Wal Mart, Macy’s e J.C. Penney. E, a rincarare la dose, il Ceo di quest’ultimo, Mike Ullman, ha addirittura dichiarato ai giornali che la percezione dell’azienda è quella di un sentiment decisamente meno ottimista del consumatore americano. Con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Poi ci sono i rischi da derivati: anche una realtà societaria di primaria importanza internazionale la scorsa settimana ha annunciato perdite per l"esposizione a credit default swap dati in protezione ai clienti contro la svalutazione degli asset in portafoglio, “confessando” contemporaneamente un’esposizione su CDO e subprime. Ma la svalutazione non è arrivata a causa dei titoli in portafoglio, bensì a causa di due contratti derivati costruiti per un cliente e poi finiti allo scoperto: un tentativo di speculazione andato a male. E questo, visto che non si parla di un hedge fund o una banca d’affari, tutto ciò è (quantomeno) significativo.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Società Aperta è un movimento d’opinione, nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, provenienti da esperienze professionali e politiche differenti, animati dalla comune preoccupazione per il progressivo declino dell’Italia, già dal lontano 2003, quando il declino dell’economia, almeno a noi, già era evidente come realtà acquisita. L’intento iniziale era evitare che il declino diventasse strutturale, trasformandosi in decadenza. Oltre a diverse soluzioni economiche, Società Aperta, fin dalla sua costituzione, è stata convinta che l’unico modo per fermare il declino sarebbe stato cominciare a ragionare, senza pregiudizi e logiche di appartenenza, sulle cause profonde della crisi economica italiana e sulle possibili vie d’uscita. Non soluzioni di destra o di sinistra, ma semplici soluzioni. Invece, il nostro Paese è rimasto politicamente paralizzato su un bipolarismo armato e pregiudizievole, che ha contribuito alla paralisi totale del sistema. Fin dal 2003 aspiravamo il superamento della fallimentare Seconda Repubblica, per approdare alla Terza, le cui regole vanno scritte aggiornando i contenuti della Carta Costituzionale e riformulando un patto sociale che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. Questo quotidiano online nasce come spin-off di Società Aperta, con lo scopo di raccogliere riflessioni, analisi e commenti propedeutici al salto di qualità necessario