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Public Policy

Lo spauracchio della congiura

No al complottismo

Oggi, più che mai c’è bisogno di capire cosa bolle in pentola

di Massimo Teodori - 19 giugno 2009

Quando sentiamo parlare di complotti che muovono la politica italiana (o quella mondiale), la nostra reazione è scettica. Per il fatto che la logica del complottismo non poggia su analisi politiche razionali ma presuppone qualcosa di oscuro che comprende congiurati, manovre segrete e obiettivi non apertamente dichiarati.

Tradizionalmente è stata la sinistra demagogica e pasticciona a leggere le vicende italiane (e del mondo) con gli occhi della cospirazione in cui si mescolavano poteri occulti, servizi segreti deviati, e altri ingredienti di questo tipo. L’ultimo caso dello stolto complottismo mondiale è stata l’attribuzione della strage dell’11 settembre 2001 alla CIA di Bush e all’intelligence israeliana.

In questi giorni, però, l’argomento complotto ricorre in alcuni ambienti del centrodestra italiano, e talora nelle parole dello stesso presidente Berlusconi, il quale non riesce a spiegarsi come mai si stiano verificando, l’uno dietro l’altro, una serie di attacchi alla sua persona che oscurano i risultati della politica interna ed estera.

Si parla talvolta dell’azione sotterranea di alcuni settori della magistratura in combinazione con pezzi della sinistra, magari chiamando in causa Massimo D’Alema. Altre volte si indicano “manine” o “manone” estere che provengono da fortissimi poteri statali o mediatici, Per arrivare fino al sospetto che alcune componenti interne alla maggioranza avrebbero in animo un 25 luglio anti-berlusconiano.

Noi non neghiamo che vi siano manovre d’ogni tipo per indebolire e logorare un governo forte del consenso popolare destinato, se non accade nulla di straordinario, a guidare il Paese per altri quattro anni finché il popolo italiano non sarà chiamato alle urne per rinnovare il Parlamento. E non siamo neppure così ingenui da ignorare che si agitano molti interessi antagonisti alla maggioranza che possono saldarsi per combattere e possibilmente destabilizzare chi è oggi ben saldo al potere.

D’altronde questa è la funzione delle opposizioni, siano esse politiche, economiche, sociali o di altro tipo. E siamo anche consapevoli del ruolo esorbitante e anomalo che alcuni settori particolarmente aggressivi della magistratura inquirente svolgono in Italia, come è già accaduto con Mani pulite e la fine della prima Repubblica.

Ma la consapevolezza delle azioni e reazioni a cui danno vita le diverse forze presenti sulla scena italiana e internazionale, non porta necessariamente alla conclusione che dietro l’angolo c’è complotto tutte le volte che i giochi si fanno più duri. Utilizzare la figura retorica del complottismo non aiuta a individuare quel che effettivamente bolle in pentola e quali ne siano le cause, vicine e lontane. Cosa di cui, invece, oggi c’è più che mai bisogno.

Pubblicato da “Il Tempo” il 19 giugno 2009

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