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Public Policy

Quando gli interessi di casta si sovrappongono

Nelle mani di Clementina

Ma (non) è l'ennesimo conflitto politica-magistratura?

di Elio Di Caprio - 26 luglio 2007

Clementina Forleo come Antonio Di Pietro, vindice e giustiziere di una stagione e magari prossimo Ministro di legislatura?
I tempi cambiano, non siamo al grottesco degli anni "90 quando Giuliano Amato tentò invano da ultimo Presidente del Consiglio socialista della Prima repubblica di frenare l"azione ( politica) invadente della magistratura di Milano, non fu compreso e per questo promise imprudentemente di ritirarsi dalla vita pubblica. Né sarebbe possibile un nuovo pronunciamento alla Di Pietro della magistratura inquirente di Milano che intimasse al Parlamento di legiferare in un modo e non nell"altro. Non accadrebbe se non altro perchè l"attuale Parlamento è pieno di ex magistrati, a destra come a sinistra, e di avvocati di grido diventati tali per la loro indomita difesa di imputati eccellenti. Dopo tante delusioni non c"è in giro tanta aria di giustizialismo, ritornano in auge vecchi riflessi condizionati, ma poi se la melassa copre tutto con chi prendersela? Con i politici o con i magistrati? Il gip di Milano, Clementina Forleo, non è Antonio Di Pietro, si sente assediata in quel di Milano dopo aver essa stessa assediato impietosamente la classe politica, soprattutto quella diessina, con pesanti giudizi di immoralità e di interesse privato che magari possono pure essere condivisi per i fatti successi in occasione delle scalate bancarie, ma sono fuori posto se pronunciati solennemente da un magistrato (gip o pubblico ministero che sia) prima del processo.

Sono anni che la gogna mediatica è servita a molti giudici, da Milano a Potenza, per far carriera ed acquisire notorietà. L"indispettita Forleo, salita ora alla ribalta di stampa e televisione per i suoi “messaggi” al Parlamento ( altro che quelli del Presidente della Repubblica!) non guarda in faccia a nessuno e va dritta per la propria strada, rispetta solo la legge. Ma non è vero che, come oggi dice, i suoi colleghi non hanno coraggio e chi ha coraggio come lei non farà mai carriera. L"ex collega Di Pietro, ora Ministro e capo di un partito, è la dimostrazione del contrario, così come l"ex collega D"Ambrosio ora parlamentare dei DS. La confusione dei ruoli e dei poteri (altro che check and balance) è tale da quasi vent"anni a questa parte che assistiamo ad un gioco infinito tra politici e magistrati di accuse, di rimessa in riga, di ritorsioni che richiamano piu" i toni di una interminabile guerriglia tra corporazioni che, appunto, una sana dialettica tra poteri concorrenti che si bilanciano.

Il magistrato Forleo è per l"indipendenza della magistratura, ma per la separazione delle carriere (come vorrebbe il centro-destra), irrita la destra quando si rifiuta giustamente di accomunare terroristi e resistenti in un"unica definizione, ora fa infuriare la sinistra per l"utilizzo collaterale delle intercettazioni telefoniche a danno dei DS. Basta questo per accreditarne l"imparzialità?

E" lo stesso magistrato che si compiace di essere accomunata per grinta e indipendenza al suo avvocato difensore, l" amica Giulia Bongiorno, ora deputata di AN, nota per aver difeso con successo Giulio Andreotti nei processi di mafia. Nulla conta che lo stesso Andreotti continui a mettere in guardia dalle invasioni di campo della magistratura - e non fa eccezione per Clementina Forleo - che utilizza impunemente le ipotesi accusatorie più strampalate per dare il via a processi più mediatici che forniti di prove sicure. Antonio Di Pietro si lamenta di avere come colleghi al Parlamento una serie di personaggi inquisiti e magari condannati con sentenza passata in giudicato. Ma perchè non si dimette per questo con un bel manifesto che indichi nome per nome l"identità di tali parlamentari e dei partiti che in base all"ultima legge elettorale hanno avuto il potere assoluto di proporli all"elettorato? Forse perchè di questi tempi nessuno lo seguirebbe. Non è che la crisi della casta politica non sia in qualche modo l"altra faccia della crisi della casta dei magistrati?

Altrimenti non ci spiegheremmo gli avvisi di garanzia e la detenzione preventiva di personaggi “illustri” da Vittorio Emanuele al valletto Corona, le intercettazioni date in pasto all"opinione pubblica senza alcun controllo, i processi che iniziano a discrezione per non finire mai, le scarcerazioni imprudenti che rimettono in circolo delinquenti incalliti. La parabola di notorietà di Clementina Forleo potrà pur terminare con le accuse ai DS o invece riprendere nuova forza da casi giudiziari eclatanti dai risvolti politici ( ce ne sono fin troppi in Italia se si va a scavare). Ma poi c"è da domandarsi se la casta dei politici e quella dei magistrati troveranno mai un intervallo ai loro dissidi per dedicarsi a risolvere seriamente la crisi di fondo ben più importante della giustizia ordinaria.

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