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Nuove manie e vecchi difetti

Nel tunnel della trasparenza

Una luce in fondo al tunnel? Chissà quando e se si vedrà, ma di certo non in streaming!

di Marco Dipaola - 12 aprile 2013

L’indignazione e la protesta infuriano nei confronti della politica e della classe dirigente.
I successi elettorali vengono costruiti cavalcando sdegno e rabbia e la trasparenza è da più parti invocata come panacea di tutti i mali.
“Votiamo, paghiamo le tasse e quindi vogliamo conoscere per filo e per segno tutti gli atti compiuti da chi detiene incarichi pubblici”. Ecco il sentimento comune del cittadino-elettore, stanco di anni di sprechi e ruberie e pronto a diventare parte attiva dell’ingranaggio.

Il crollo verticale della fiducia nelle istituzioni ha provocato la conseguente “chiamata alle armi” dei cittadini. Le armi sono quelle del web e dei social network, utilizzate per controllare atti, documenti, vita privata e ogni mossa dei politici che possa avere un’influenza sulle gestione della cosa pubblica.
Così facendo, però, si è imboccato il tunnel della trasparenza, senza sapere dove conduce. Certo l’idea di rendicontare tutti costi di gestione, ad esempio delle assemblee elettive (parlamentari o regionali che siano) renderebbe più impervia la magagna del politico di turno.
Al tempo stesso pubblicare online le spese “elettorali” dei partiti diminuirebbe la distanza, diventata ormai siderale, fra eletti ed elettori. Ma questo basta per denigrare ogni forma di riservatezza?

Prendiamo ad esempio le consultazioni in streaming fra Bersani e i capogruppo 5 stelle.
Sotto l’occhio condizionante delle telecamere si è finiti nel “mi sembra di stare a Ballarò” con conseguente risposta “purtroppo non siamo a Ballarò, qui è una cosa seria”. Oppure ricordiamoci dell’ultima assemblea nazionale del Pd, diffusa in tutte le salse dai media: una carovana di iscritti al partito che rispetta il proprio turno, incensando quei 5 minuti a disposizione con ubbidienza, senza alcun contributo di novità.
Nel pieno dell’era “open”, il più segreto dei riti elettivi, il Conclave, ha dimostrato invece, come alcune scelte necessitino della lontananza di occhi indiscreti. È chiaro: l’affarismo e lo scarso livello della classe dirigente della Seconda Repubblica ha indotto gli italiani ad alzare l’asticella del controllo e se a questo si somma la ventata anticasta, non solo grillina, e l’evoluzione capillare dei media, il risultato è che dal tunnel della trasparenza non si scorge alcuna luce.

Intanto però il Paese è ancora in attesa di un Governo che abbia la forza per attuare provvedimenti drastici e forse anche impopolari. In una fase così delicata gli incontri, le trattative e le decisioni pesano come macigni e meriterebbero la protezione del riserbo. Il rischio, invece, è quello di confondere il compromesso con l’inciucio e la trasparenza con la riservatezza.
Ogni squadra ha bisogno del proprio spogliatoio e dei propri segreti, altrimenti il gruppo non si forma, le scelte rischiano di essere influenzate e i risultati non arrivano.
Una luce in fondo al tunnel? Chissà quando e se si vedrà, ma di certo non in streaming!

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.