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Quando si conosceranno i veri colpevoli?

Napoli, un’inchiesta che puzza

Se le accuse sono fondate lo Stato è occupato da bande. Se non lo sono, c’è chi lo colpisce

di Davide Giacalone - 29 maggio 2008

L’inchiesta napoletana puzza, e non solo perché s’occupa di rifiuti. Emana tanfo di decomposizione statale. Prepotentemente ribadisce che il problema non è trovare un’intesa con la magistratura associata e le sue tentacolari diramazioni, ma dare un senso al termine “giustizia”. Mentre Napoli affoga nella spazzatura e nella camorra, dunque, si mandano in galera i funzionari dello Stato e si contesta loro l’associazione a delinquere. Naturalmente, è possibile che le accuse siano fondate e che non siano l’ingigantimento di qualche intrallazzo minore. In questo caso si chieda scusa ai manifestanti e li si faccia costituire parte civile, assieme alla camorra, evidentemente l’unica entità in grado di garantire l’ordine e mantenere la parola.

Lo vedremo, ma quando? Per esempio: quand’è che sapremo se Bassolino e l’Impregilo sono colpevoli di qualche cosa? Magari c’è anche qualcuno interessato a conoscere chi sono i proprietari dei terreni sui quali le ecoballe venivano impilate, ed a conoscere con quale tempismo straordinario gli uomini della camorra provvedevano ad impadronirsene. Altri, curiosoni, vorranno sapere se si sta contestando un qualche reato ai camorristi, per avere commerciato i rifiuti tossici ed averli versati nelle discariche con un via vai di camion che si poteva non vederli, ma era impossibile non sentirli. Taluni, sofisticati, vorrebbero scandagliare l’intero mondo delle aziende addette a questo miracoloso business della mondezza, magari supponendo qualche legame con amministratori fin qui mai sospettati. Nisba, il convento, pardon, la procura, oggi passa l’arresto degli statali.

Alcuni fatti, però, intensificano l’olezzo. Gli arresti sono stati chiesti all’inizio di gennaio, e, per come la vedo io, dopo cinque mesi la custodia cautelare è già di suo un obbrobrio. L’ordinanza d’arresto è di 643 pagine, dovranno tenerli un mese per consentirgli di leggerla. I gip sono la copisteria delle procure e questi romanzi criminali servono solo a far uscire quel che dovrebbe essere riservato. Cosa? Hanno poca fantasia: le intercettazioni telefoniche che non configurano reati ma sputtanano gli interessati. Morale: se le accuse sono fondate, lo Stato è occupato da bande. Se non lo sono, c’è una banda, alleata della camorra, che lo colpisce. Puzza, di putrefazione.

Pubblicato su Libero di giovedì 29 maggio

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