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Rischi del credito e dell'economia

Monolines e carte di credito, l’America trema

Oltreoceano, il "buco nero" del credito sembra poter fare altre vittime

di Alessandro D'Amato - 06 febbraio 2008

Sono carte di credito e monolines il “buco nero” attorno al quale si stanno coagulando le paure degli investitori oltreoceano. Sulle prime, che rappresentano una vera passione per gli americani, le nubi si stanno addensando sempre di più. Principalmente su due lati: quello dei consumatori e quello delle società che le offrono. Per i primi, a fare effetto è il credit crunch che, nonostante i ripetuti tagli della Fed, sta colpendo le compagnie. Citigroup, BOA e Capital One, i primi tre maggiori operatori, hanno deciso di alzare l’asticella delle garanzie per emetterne ai nuovi richiedenti: e la percentuale di carte emesse è crollata in pochi giorni dal 40 al 32%. Nel frattempo, però, gli analisti hanno consigliato agli investitori di vendere i titoli di American Express (AXP), Wells Fargo (WFC) e Wachovia (WB), e delle altre società che puntano gran parte del loro business sulle credit card, causando ribassi ai titoli compresi tra il 5 e il 10%. Ben più grave, potenzialmente, il problema delle monolines, ovvero di quei prodotti che assicurano contro l’insolvenza di intere emissioni obbligazionarie. Negli ultimi 5 anni loro hanno investito in una serie di veicoli di finanza strutturata simili, se non uguali, a quelli di cui garantivano la solvibilità. Un sistema che garantiva sé stesso attraverso sé stesso. E che regge (reggeva) un giro di emissioni che ammonta oggi a quasi mille miliardi di dollari. Non appena i tassi di insolvenza dei mutui subprime hanno cominciato la loro corsa, l’allarme è passato subito a chi quei debiti li garantiva, perché le assicurazioni che avevano coperto gli investitori dall’insolvibilità si sarebbero trovate in difficoltà. Ora il “buco” è difficilmente computabile, proprio a causa del “gioco” di garanzie contrapposte tra le parti. Ma soprattutto, se una di queste fallisce, il legame passa direttamente alle banche a cui è collegata. Il mercato ha compreso appieno il meccanismo quando, due giorni fa, Fitch e S&P hanno annunciato tagli ai rating dei bond delle monoline, e hanno anche dichiarato che questo potrebbe mettere in difficoltà le banche, al punto da perdere la tripla A, vitale per il loro business. In ogni caso, sta circolando tra le compagnie interessate l’ipotesi di mettersi in runoff mode. Ovvero di bloccare i nuovi contratti e continuare soltanto con le operazioni per le quali già esistono garanzie, cancellando così nel frattempo i loro CDS sulle collateralized debt obligations. Le prime due candidate sarebbero FGIC e Ambac. E nel frattempo persino Ben Bernanke si è detto preoccupato che un downgrade delle monolines potrebbe mettere in difficoltà le banche e “costringerle a re-iscrivere a bilancio le perdite, e a fornire garanzie di copertura”. La Fed seguirà gli sviluppi, e interverrà se sarà il caso. Un effetto-domino che potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, anche arrivare a causare l’insolvenza di una grande banca.

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