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I cento miliardi sono una presa in giro

Meridionalismo querulo e piagnone

Nel Sud la giustizia non funziona. Dominano il mercato nero e una fiscalità demenziale

di Davide Giacalone - 15 gennaio 2007

I cento miliardi per il Sud sono una presa in giro, ma anche l’occasione per vedere tornare sulla scena il meridionalismo querulo e piagnone (come lo definiva un grande meridionale e meridionalista, Francesco Compagna). Il pezzo forte dei seminaristi casertani, quel che li ha ringalluzziti fra una spigola in crosta ed una partita a biliardo, fra la visita notturna ai tesori della reggia e la perfidia diurna del compiacersi d’essersi fregati a vicenda, il grande annuncio dei cento miliardi è roba in parte vecchia ed in parte falsa. Lo stesso viceministro per il Mezzogiorno (quando aboliranno simili ministeri comincerà il riscatto del Sud) ha dovuto precisare: sono fondi delle precedenti finanziarie, cui si sommano quelli dell’Unione Europea. Ma la miserrima trovata è il meno.

Quello che, da meridionale, più mi fa arrabbiare è che la politica degli stanziamenti risponde ad una logica antropologicamente scorretta, come se i meridionali fossero parenti poveri perché minorati, destinati a restare poveri anche quando li finanzi. Quei soldi saranno buttati, come tanti se ne buttarono, se prima non si farà valere la libertà e la dignità di noi terroni. Il Sud ha bisogno d’essere liberato dalla criminalità con cui stringe alleanze chi al Sud vuol fare affari, cooperative rosse del nord comprese. Per liberarlo non servono predicozzi, serve una giustizia funzionante, che condanni i colpevoli in tempi brevi e li lasci in galera per il dovuto, senza scarcerare i pluriomicidi solo perché, da disonorati quali sono, si prestano ad accusare questo o quel politico avversario. Il Sud ha bisogno d’essere liberato dall’ignoranza, che non è più mancanza di alfabetizzazione ma di eccellenza formativa. Noi abbiamo dei geni, ma li mandiamo in università baronali di rarissima improduttività culturale. Deve essere liberato da un mercato economico e del lavoro che tende a tutelare i garantiti, lasciando i figli del Sud non al precariato, ma alla dipendenza fissa dal mercato nero, spesso criminale. E deve essere liberato da una fiscalità demenziale, senza la quale ci sarebbe un boom di tipo irlandese. L’impresa meridionale c’è, e con il Meridione tutto non ha bisogno della iper regolazione mista a spesa clientelare, ma di più Stato e più mercato, più rispetto delle regole e più libertà.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero del 15 gennaio 2007

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