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L'inchiesta di Venezia

L'ultima barriera del Mose

Dei 5,5 miliardi di valore complessivo dell'opera, ne sono già stati finanziati poco meno del 90%. Bloccare tutto sarebbe una follia.

di Enrico Cisnetto - 26 luglio 2013

Per favore non buttiamo via il bambino, il Mose, con l’acqua sporca, cioè i presunti illeciti di cui all’inchiesta della magistratura che riguarda le imprese che stanno realizzando, sotto gli occhi del mondo intero, l’opera “salva Venezia”, arrivata ormai ad uno stato avanzamento lavori di oltre il 70%. In particolare, dei 5,5 miliardi di valore complessivo del Mose – comprese le opere accessorie e quelle di compensazione e riqualificazione ambientale – ne sono già stati finanziati poco meno del 90%, con il Cipe che ha in canna il resto. Degli oltre 500 milioni che mancano, infatti, 69 sono stati assegnati in via programmatica ma non ancora deliberati dal Cipe, 320 sono da finanziarsi entro il 2013 e 180 entro il 2014. Quindi, stando alla road map preparata dal Magistrato alle Acque di Venezia, entro la fine del 2016 l’opera sarà completata e nel 2017 resa funzionante.

In questa situazione, chi tentasse di approfittare dell’inchiesta della magistratura per bloccare tutto, commetterebbe un vero e proprio crimine. Lo stesso ex sindaco Cacciari, noto per la sua avversione al Mose, ha detto chiaro e tondo che fermarsi ora sarebbe una pazzia. Il dibattito sulla bontà o meno dell’iniziativa è già stato fatto, ed essendo durato trent’anni, mi pare che sia considerabile più che sufficiente. La polemica sulla presunta lievitazione dei costi è del tutto fuori luogo, visto che nel 2005 si stabilì un “prezzo chiuso” e dunque non modificabile.

Mentre la controversa questione relativa alla “concessione unica” va archiviata una volta per tutte: oggi non la si darebbe più, anche in base alle norme europee sulla concorrenza, ma allora aveva un senso e comunque era e resta evidente che in mancanza l’opera non solo non sarebbe in linea con i tempi stabiliti dalla tabella di marcia, ma probabilmente non sarebbe mai neppure partita.

Giusto che se ci sono stati degli illeciti i magistrati intervengano e gli autori paghino – sempre fermo restando la presunzione d’innocenza, specie quando si è ancora in fase di indagine e non processuale – ma attenzione che lo scandalismo non celi tentazioni e interessi anti-Mose. Perché quello non lo sta indagando nessuno.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.