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Sanità: gran fucina degli scandali

Lo sfascio amministrativo

I ritardi delle Asl gravano pesantemente sulle aziende private

di Davide Giacalone - 17 luglio 2008

La sanità è divenuta la gran fucina degli scandali. In Calabria c’è scappato anche il morto ammazzato. Segnalo, in anticipo, un’altra infezione mazzettara. Che si potrebbe sanare con poco, volendo. Domanda: è possibile ottenere il pagamento di una tangente, in virtù di un atto amministrativo del tutto lecito e non ritardato, bensì doverosamente anticipato? Ovvero: è possibile essere corrotti per aver fatto il proprio dovere? La risposta è terribilmente affermativa, riguarda lo sfascio amministrativo, il diffuso marcio sanitario e non cambia a seconda degli schieramenti. Ecco come funzionano le cose.

Lo Stato paga, i privati che gli vendono prestazioni o beni, scandalosamente in ritardo, impiegando 130 giorni, contro una media europea di 68. Negli Stati Uniti, assai saggiamente (imitiamoli), il tempo massimo di pagamento, per l’amministrazione pubblica, è fissato dalla legge: 30 giorni. Non solo siamo in fondo alla civiltà e correttezza amministrativa, ma se si fa riferimento alle Asl i pagamenti arrivano con un ritardo di 240 giorni. Il solo maggior onere finanziario dovuto alla differenza fra i tempi italiani e la media europea è stimato in un miliardo di euro. Che sono soldi sottratti alle aziende, le quali possono essere condotte al fallimento, o diventano a loro volta cattivi pagatori, scaricando su soggetti più deboli il costo dell’inefficienza. Se la contabilità pubblica fosse tenuta in modo rigoroso, questo debito occulto dovrebbe aggiungersi ai 1.666,4 miliardi del debito pubblico.

Se un cliente non paga lo si denuncia (o gli si manda la camorra, ma è un tema diverso). Se è lo Stato a non pagare, ci si può ugualmente rivolgere ai tribunali, che, però, agiscono assai più lentamente delle Asl. Lo Stato non paga, ma neanche giudica. Quindi può essere conveniente corrompere l’amministratore pubblico, che non dovrà fare altro che il proprio dovere, liquidando il dovuto, ed in ritardo. L’amministrazione pubblica non ci rimette, il privato guadagna diminuendo l’attesa, l’amministratore intasca. Succede così anche nel settore privato, ma ciò dimostra solo che il malcostume è divenuto costume comune. Questo è un sistema opaco, capace di corrompere tutto, che cresce perché la dialettica maggioranza-opposizione è spesso apparente e la giustizia inesistente.

Pubblicato su Libero di giovedì 17 luglio

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