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Le dimissioni del Ministro

L'irresponsabile Terzi

La faccenda marò non poteva essere gestita peggio e chi l’ha così maldestramente trattata non poteva trovare parole più inadatte per togliere il disturbo.

di Davide Giacalone - 27 marzo 2013

Giulio Terzi si dimette troppo tardi, troppo male e con troppa irresponsabilità. Come il coraggio per Don Abbondio, che se non ce l’hai non te lo puoi dare, così la stoffa (non dico di statista) di governante egli non ce l’ha e non se la può dare. Chi lo scelse e nominò commise un grave errore. La sua figura è così poco commendevole da far risaltare come apprezzabile la posizione di Giampaolo Di Paola, ministro della difesa, di cui io stesso ho chiesto le dimissioni, che della pessima gestione dell"affaire marò è corresponsabile, ma che, almeno, non cerca di evitare la resa praticando la fuga.

Le dimissioni di Terzi sono date nel peggior modo possibile perché aveva due strade, dignitose: a. tacere e andare via; b. dare un senso all"uscita assumendosi le responsabilità che gli competono. Ha scelto la terza via: andarsene denunciando divisioni interne al governo, rivelando d’essere finito in minoranza nel volere trattenere in Italia i due militari e di avere sempre informato tutti di tutto, in modo da non lasciare innocenti in circolazione. In un sol colpo è riuscito a togliere dignità a sé e credibilità al governo. Serva di lezione per chi ancora voglia provare a fare governi con professori alla scuola, militari alla difesa, diplomatici agli esteri ed economisti all"economia. Questa edizione postmoderna del corporativismo produce solo incompetenza. Un politico di terz"ordine avrebbe fatto meglio di Terzi. Posto che persone di questo livello possono arrivare in cima ai vertici della carriera grazie all"orrido assuefarsi al loffio e vacuo criterio dell’anzianità e dell’assenza di demerito. Metodo perfetto per diffondere e premiare la mediocrità.

La questione dei marò (come quella dei pagamenti dei debiti statali verso le aziende, e come ogni altra, oramai) passa alla competenza del prossimo governo. Il tempo che ci separa da quello è dedicato alla diffusione del vuoto. Gli interessi italiani attendono chi possa curarli e occuparsene, ma il sistema che dovrebbe creare governo genera vuoto. Mesta e miserevole stagione, per il nostro Paese. Terzi ha voluto pure recitare la parte di quello che si schiera dalla parte dei due militari italiani, forse nella speranza di dare una coloritura meno meschina al tutto. Gli deve essere sfuggito che, fin qui, li si è solo danneggiati. 1. Se li si riceve in pompa magna a Natale e poi li si riaccompagna all’aeroporto non si può poi sostenere che non sarebbero dovuti rientrare, la seconda volta. 2. Se si intende sostenere la loro totale estraneità ai fatti (tesi ardita), come fa Terzi, poi non li si può accusare di avere violato la consegna e di avere disperso materiale militare, per tacere dei risarcimenti pagati alle famiglie dei defunti. 3. Se si accetta l’ipotesi che la giustizia indiana possa essere competente, non si può poi sindacare sulla sentenza, per giunta rendendo pubblici gli accordi riservati. 4. Raccontare al mondo che c’erano spaccature nel governo e che il ministro degli esteri non voleva restituirli all’India è come scriverne la sentenza di condanna. 5. Raccontare che tutti erano informati, oltre a essere infantile vigliaccheria, serve solo a evitare che ci sia qualcuno ancora in grado di gestire un dignitoso e riservato dialogo con le autorità indiane.

Insomma: l’intera faccenda non poteva essere gestita peggio e chi l’ha così maldestramente trattata non poteva trovare parole più inadatte per togliere il disturbo. E c’è di più: avendo ceduto in questo modo, non avendo anticipato il disastro e non avendo il presidente del Consiglio preso lui l’iniziativa di chiedere dimissioni e interim, l’enormità del danno è tale da rendere urgente la rimozione dell’intero governo. Che è sì dimissionario, ma non più nelle condizioni di reggersi. Neanche per poco. Siamo silenti e ininfluenti sul fronte cipriota; deprivati di qualsiasi ruolo nell’Unione europea; capaci di farci del male anche dopo sdrucciolevoli aperture della Commissione europea sul tema dei debiti statali verso fornitori privati; praticamente in inerte attesa che qualche agenzia di rating assesti la stoccata mortale. E a fronte di tutto questo la legislatura si apre all’insegna di consultazioni governative lunghe, oziose, inutilmente oltraggiose al buon senso. Non lo meritiamo.

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