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In attesa del parere dell'Anatel su Telefonica

L'incognita Lula su Telecom

Dal Brasile voci di un interessamento al dossier da parte della famiglia Marinho

di Alessandro D'Amato - 04 settembre 2007

L’ombra di Lula comincia a stagliarsi sempre più minacciosamente sul closing di Telco. Sembra davvero una “storia infinita”, quella dell’autorizzazione che l’Anatel deve dare per rendere effettivo il contratto di compravendita tra Olimpia e i soci riuniti nella newco che custodirà la quota di Telecom Italia.
Un’autorizzazione decisiva, visto che nel contratto che lega Telefonica ai soci italiani è chiaramente scritto che se un’autorità diversa da quelle europee pone delle condizioni che farebbero slittare la scadenza del 9 novembre, oppure la cui soddisfazione non dipende solo dagli spagnoli – come nel caso della discesa dalla soglia di controllo di Vivo, che è compartecipato da Portugal Telecom – l’affare salta e Alierta si troverà possessore del 10% di Telecom in conto proprio. E che difficilmente arriverà già nella riunione di giovedì, visto che non è ancora certo che il dossier sia all’ordine del giorno. Anche grazie all’operazione di lobbying e ostruzionismo condotta da Carlos Slim, proprietario di America Mòvil, il quale ha contestato all’Anatel di non aver fornito una serie di altri documenti relativi alla pratica, che interessano anche alla “sua” Claro. Non è chiaro in che termini (ma senz’altro con l’ausilio di legali) la contestazione sia stata formalizzata, ma di certo Slim ha mosso il suo potente apparato legale al servizio del cavillo. E la mossa ha suggerito all’Authority brasiliana maggiore prudenza per evitare che la seduta prossima ventura possa, nel caso prendesse una decisione favorevole a spagnoli e italiani, finire sub judice. Le voci poi dell’imminente scadenza di uno dei consiglieri in carica – con conseguente modifica della conta dei favorevoli e dei contrari – sono rientrate, anche perché la data ultima di conclusione del mandato più vicina per uno dei membri dell’Anatel, José Leite Pereira Filho, è il 4 novembre.
Però nel frattempo un altro pericolo per il closing sembra profilarsi all’orizzonte. Quello del presidente Lula, che finora è rimasto al di fuori della contesa, per lo meno ufficialmente. Ma, secondo alcuni, starebbe adesso guardando con interesse al dossier, visto che si tratta di operatori esteri che forniscono un servizio essenziale. Lula potrebbe, prendendo a modello tante decisioni prese in Europa, invocare l’interesse ad avere anche un “campione nazionale” nel settore delle telecomunicazioni, scontentando sia i messicani che la coppia italo-spagnola. E tirando a quel punto la volata a qualche imprenditore brasiliano interessato a entrare in Vivo al posto o insieme a spagnoli e portoghesi. Uno dei nomi interessati all’affare potrebbe essere Roberto Marinho, proprietario di Rede Globo, colosso da 6 miliardi di fatturato che controlla il 75% del mercato televisivo del paese. Da Marinho la Telecom di Colaninno aveva acquistato il 30% di Globo.com, portale brasiliano con all’epoca solo due mesi di vita. Anche se i rapporti con Lula, ad oggi, non sembrano idilliaci, la discesa in campo dell’asso brasiliano potrebbe rendere ancora più complicata una partita già difficile.

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