Delegittimata la classe politica italiana
Lettera aperta ai parlamentari eletti
Un gigantesco pasticcio, utilizzabile solo come specchietto per le allodoledi Marina Lilli - 14 aprile 2006
Cari Senatori, Cari Deputati,
il risultato elettorale del voto politico degli Italiani ci preoccupa non poco, sia per l’esito che, come è già stato detto, rende il paese ingovernabile, sia per il dibattito prolisso e inutile che si è venuto a creare, ma soprattutto per l’interpretazione che un tale esito insieme ai maggiori editorialisti,ai maggiori commentatori televisivi e voi stessi avete inferto ambiguamente al cittadino ancora ad urna calda, propinandogli teoremi ed elucubrazioni mentali che ben lontani sono dalla realtà, ma molto vicini ad una campagna elettorale non ancora conclusa.
Ora, io mi rivolgo a voi eletti con alcune considerazioni, come cittadina, come rappresentante del “popolo sovrano”, a cui voi avete chiesto di rinnovare il Parlamento, tramite una legge elettorale votata da tutte le forze politiche, ambigua perché non è proporzionale ma neanche maggioritaria, pur rientrando le dieciasette liste di uno schieramento e le sedici dell’altro in uno schema bipolare. Dunque un gigantesco pasticcio, un magnifico specchietto per le allodole.
Il “popolo sovrano” ha esercitato il suo diritto mutilato del bene più grande, quello democratico, poiché il voto non prevede la preferenza per un candidato, bensì la ratifica delle scelte operate dalle segreterie dei singoli partiti, ovvero già eletti a tavolino.
Bene, gli italiani hanno votato, in massa, a dispetto di tutti i sondaggi, in barba ad una legge elettorale costruita e architettata per la futura sopravvivenza del maggior numero possibile di voi, per cui al popolo pecorone era “semplice” votare solo con una croce, convalidando quanto già deciso.
Ma il voto non vi ha ratificato, al contrario ha delegittimato tutta la classe politica italiana, che si ripresentava dopo dieci anni, con un po’ maquillage e molta arroganza, senza un progetto serio per il Paese ormai agonizzante, tranne quello di essere riconfermati.
L’Italia ha detto basta.
Cari eletti, se voi oggi sedete in Parlamento lo dovete solamente ad una vostra elezione forzata, poiché qualcuno su quegli scranni deve sedere, ma sicuramente noi non abbiamo scelto né gli uni né gli altri, dunque è l’ora di prenderne coscienza e di assumerne le conseguenze.
Il vostro compito, per prima cosa, è di prendere atto che voi dovete meritare la vostra autoelezione. Voi siete su quegli scranni in nome del popolo italiano, che è vostro dovere e compito rappresentare, con coscienza e umiltà, abbandonando la via degli “unti dal Signore”.
E’ ora di presentarsi nelle sedi istituzionali preposte per rendere conto ai cittadini del vostro operare e di quanto da questi vi viene chiesto.
E’ ora di apparire nei luoghi pubblici, in video, nei talk shows per rispondere al meglio alle interviste e non per mostrarvi.
E’ ora di apparire in sordina senza urlare, di comportarsi da cittadini verso i vostri concittadini. E’ ora che ascoltiate gli altri e non solo voi stessi e che prendiate coscienza che oggi voi sedete in Parlamento, tra cinque anni chissà.
Insomma cari eletti, è ora che siate uomini di Stato. E’ ora che noi vi ricordiamo forte e chiaro: Signori Senatori, Signori Deputati, siete in prova.
il risultato elettorale del voto politico degli Italiani ci preoccupa non poco, sia per l’esito che, come è già stato detto, rende il paese ingovernabile, sia per il dibattito prolisso e inutile che si è venuto a creare, ma soprattutto per l’interpretazione che un tale esito insieme ai maggiori editorialisti,ai maggiori commentatori televisivi e voi stessi avete inferto ambiguamente al cittadino ancora ad urna calda, propinandogli teoremi ed elucubrazioni mentali che ben lontani sono dalla realtà, ma molto vicini ad una campagna elettorale non ancora conclusa.
Ora, io mi rivolgo a voi eletti con alcune considerazioni, come cittadina, come rappresentante del “popolo sovrano”, a cui voi avete chiesto di rinnovare il Parlamento, tramite una legge elettorale votata da tutte le forze politiche, ambigua perché non è proporzionale ma neanche maggioritaria, pur rientrando le dieciasette liste di uno schieramento e le sedici dell’altro in uno schema bipolare. Dunque un gigantesco pasticcio, un magnifico specchietto per le allodole.
Il “popolo sovrano” ha esercitato il suo diritto mutilato del bene più grande, quello democratico, poiché il voto non prevede la preferenza per un candidato, bensì la ratifica delle scelte operate dalle segreterie dei singoli partiti, ovvero già eletti a tavolino.
Bene, gli italiani hanno votato, in massa, a dispetto di tutti i sondaggi, in barba ad una legge elettorale costruita e architettata per la futura sopravvivenza del maggior numero possibile di voi, per cui al popolo pecorone era “semplice” votare solo con una croce, convalidando quanto già deciso.
Ma il voto non vi ha ratificato, al contrario ha delegittimato tutta la classe politica italiana, che si ripresentava dopo dieci anni, con un po’ maquillage e molta arroganza, senza un progetto serio per il Paese ormai agonizzante, tranne quello di essere riconfermati.
L’Italia ha detto basta.
Cari eletti, se voi oggi sedete in Parlamento lo dovete solamente ad una vostra elezione forzata, poiché qualcuno su quegli scranni deve sedere, ma sicuramente noi non abbiamo scelto né gli uni né gli altri, dunque è l’ora di prenderne coscienza e di assumerne le conseguenze.
Il vostro compito, per prima cosa, è di prendere atto che voi dovete meritare la vostra autoelezione. Voi siete su quegli scranni in nome del popolo italiano, che è vostro dovere e compito rappresentare, con coscienza e umiltà, abbandonando la via degli “unti dal Signore”.
E’ ora di presentarsi nelle sedi istituzionali preposte per rendere conto ai cittadini del vostro operare e di quanto da questi vi viene chiesto.
E’ ora di apparire nei luoghi pubblici, in video, nei talk shows per rispondere al meglio alle interviste e non per mostrarvi.
E’ ora di apparire in sordina senza urlare, di comportarsi da cittadini verso i vostri concittadini. E’ ora che ascoltiate gli altri e non solo voi stessi e che prendiate coscienza che oggi voi sedete in Parlamento, tra cinque anni chissà.
Insomma cari eletti, è ora che siate uomini di Stato. E’ ora che noi vi ricordiamo forte e chiaro: Signori Senatori, Signori Deputati, siete in prova.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.