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Ripartiamo dai fondamentali

L'economia tra gioie e dolori

La finanza che ride, con Piazza Affari tornata ai livelli del 2011. Ma a piangere è ancora l’economia reale

di Enrico Cisnetto - 24 gennaio 2014

Da una parte grida di giubilo. Dall’altra, di dolore. I fondamentali economici a inizio 2014 sembrano vivere di dicotomie. Da una parte c’è la finanza che ride, con Piazza Affari tornata ai livelli del 2011, i rendimenti dei decennali italiani sotto il 4% e lo spread che si aggira stabilmente intorno ai 200 punti. Dall’altra, però, c’è l’economia reale che piange. In Italia, per esempio, la ripresa è un miraggio e famiglie e imprese hanno visto restringersi l’accesso al credito rispettivamente dell’8% e del 6% negli ultimi 12 mesi. Un taglio di 6,6 miliardi nel 2013 che, per Confindustria, diventeranno 8 nel 2014, con la conseguente e ulteriore contrazione della domanda interna. Siamo, infatti, in un vero e proprio cortocircuito: i rischi di insolvenza delle imprese inducono le banche a stringere i cordoni del credito per non aumentare le già pesanti sofferenze, anche i vista degli stress test previsti dall’Unione bancaria; così i prestiti si riducono, gli investimenti scarseggiano e i consumi languono.

Eppure, per tentare di interrompere il circolo vizioso, la Bce è intervenuta pesantemente, sia portando i tassi di interesse al minimo storico, sia con un maxi prestito triennale all’1% (Ltro) di 1000 miliardi di euro alle banche. Una cifra enorme che, però, poco si è riversata all’economia reale, dato che gli istituti di credito hanno preferito investire quei soldi in titoli di stato. Ora che stiamo tornando alla normalità, con le banche centrali che stanno chiudendo i rubinetti e con la liquidità artificiale nell’eurozona ridotta da 800 a 150 miliardi di euro, i tassi tornano a salire e la base monetaria si restringe. Ma c’è anche un’altra contraddizione. Non tutte le banche hanno già rimborsato quasi metà dell’Ltro: si va dall’88% delle banche tedesche al 50% delle francesi, fino al 22% delle italiane.

Un evidente sintomo della frammentazione del sistema finanziario europeo, a cui l’Unione bancaria potrebbe solo mettere una toppa, mentre una nuova Ltro da parte della Bce – che in molti vedono come probabile – sarebbe solo un’aspirina. Infatti, dove non c’è credit crunch le banche riscuotono i debiti dalle imprese, saldano i conti con la Bce, erogando poi crediti che alimentano l’economia reale. Dove c’è il credit crunch, invece, le banche vanno in sofferenza, non rimborsano i debiti a Francoforte e non erogano credito per investimenti e consumi, trascinando a fondo l’economia reale. La forbice si allarga, e l’Europa si allontana.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.