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Fiorani, Gnutti, Fazio

Le tre scimmiette di Bancopoli

“Tutta colpa del Governatore”. “C’era Lodi dietro”. “Ingannato da Gianpiero”. Chi vincerà?

di Alessandro D'Amato - 10 gennaio 2006

Io non parlo, tu non vedi, lui non sente. Con le dichiarazioni di questi giorni Gnutti, Fiorani e Fazio somigliano sempre più al gioco delle tre scimmiette. Che giocano allo scaricabarile indicando ciascuno nell’altro il responsabile ultimo delle malefatte, e continuando a dipingere per se stessi ruoli da comprimario o semplice esecutore degli ordini altrui, in una rappresentazione davvero poco credibile.

A cominciare, ovviamente, è stato l’ex amministratore delegato di Lodi: da quando è stato tradotto in carcere, Fiorani si è dimostrato collaborativo dinanzi al gip Clementina Forleo e ha fatto le prime ammissioni. Come liberandosi da un peso, ha confessato che, sì, con il dominus di via Nazionale c’era un accordo, da anni esisteva un legame. Fazio, insomma, sapeva. E ha fatto anche due nomi nuovi, due personaggi all"interno del sistema di vigilanza il cui appoggio sarebbe servito per non ostacolare i “magheggi” di Bpi. Ora, che con l’uomo di Alvito il feeling fosse notevole è indubbio, e non servivano certo le sue dichiarazioni per confermarcelo: bastava dare uno sguardo alla famosa foto scattata dopo la Giornata del Risparmio in cui i due vanno a braccetto per le vie di Lodi. La posa era talmente fotogenica che non poteva essere casuale. Però, si capisce che le dichiarazioni di Fiorani fanno parte di una strategia processuale nemmeno troppo complessa da comprendere: in un momento decisivo dell’inchiesta e quando comincia il conto alla rovescia per l’udienza preliminare, è meglio che disegni un quadro in cui lui è il braccio e un altro la mente. Se non altro, per non rischiare di trovarsi ad essere additato come il vero regista di tutte le operazioni dei furbetti del quartierino. Anche se, a vedere le linee di credito aperte a favore dei protagonisti dell’estate calda, la teoria sembra davvero poco credibile.

Fazio ha lasciato passare qualche giorno prima di affidare la sua risposta all’avvocato Coppi. Il quale ha fatto sapere che il suo assistito è stato ingannato da Fiorani. E la cosa, francamente, dispiace: perché essere ingannati da uno che frequentava la casa e la famiglia, con il quale ci si chiamava a mezzanotte e ci si prometteva baci in fronte, è assai triste. Ma è ancor più triste pensare al povero Governatore, ingannato da Fiorani proprio mentre la vigilanza di Bankitalia continuava a segnalargli che in quella banca lì le cose non andavano proprio a regola d’arte. Perché è proprio qui l’originalità della situazione, in un punto che Coppi non spiega: perché Fazio, di fronte alle titubanze e ai dubbi espressi dagli ispettori, non ha finalmente aperto gli occhi? Perché, per farlo ha avuto bisogno di arrivare a dimettersi?

In tutto questo, chi con le sue dichiarazioni fa più tenerezza è proprio Emilio Gnutti. Il quale invece fa sapere al mondo che lui, nell’affaire Antonveneta e in quello Bnl, non ha fatto altro che seguire le indicazioni di Fiorani e Consorte. Obbedendo agli ordini, sembra quasi dire. E qui, davvero, vien quasi da sorridere: ma come? Il regista della scalata Telecom, colui che veniva additato come il deus ex machina di tutte le operazioni di trading più fruttuose d’Italia, in realtà si faceva dire il da farsi da un Fiorani qualsiasi? Se ci si dovesse credere, crollerebbe davvero un mito della finanza: pensare al Chicco nazionale come ad un garzone del fornaio qualsiasi intristisce davvero. Non contento, Gnutti cerca anche lui di tirare in ballo l’ex Governatore: “Fiorani organizzò un incontro fra me e Fazio perché potessi verificare di persona il favore del governatore di Bankitalia alla scalata della Banca Popolare su Antonveneta”, racconta ai magistrati, nell"interrogatorio della vigilia di Natale, in uno scambio di accuse a distanza in cui aveva già indicato in Fiorani il reale artefice della fallita operazione su Antonveneta. Immediata e d’obbligo la smentita di Fazio. In una nota diffusa da Coppi si legge:“Il dottor Fazio fa sapere che tutto ciò non corrisponde assolutamente al vero”.

E mentre per i pm sembra ormai assodato che fra i furbetti c’era anche Giovanni Consorte, i Ds cominciano a scaricare l’ex numero uno di Unipol: D’Alema, a sei mesi dalla discesa in campo di Via Stalingrado fa sapere che l’Opa su Bnl era “azzardata”, mentre Fassino ammette di aver tifato per i bolognesi ma ribadisce che il partito è sano. E comunque, fanno sapere i vertici Ds, se Consorte fosse condannato, verrebbe espulso dal partito, come vogliono i regolamenti del maggior partito della sinistra. In poche parole: scaricato anche lui.

Insomma, alla fine la situazione in Italia continua a confermarsi grave ma non seria: gli attori della scena continuano a rimpallarsi le responsabilità in un gioco che vuole lasciare l’ex amico e compagno di mille avventure con il cerino acceso in mano. Certamente rimane la curiosità di chi vincerà questo curioso match dello scaricabarile (dal quale anche il maggior partito del centrosinistra non sembra immune). Ma quel che più inquieta e che, come sempre, nessuno pare disposto ad assumersi le proprie responsabilità. Come al solito, la vittoria ha molti padri, mentre la sconfitta è sempre orfana.

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