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Il dibattito sulla legge 40

Le staminali? Impariamo dagli americani

Anche con il veto di Bush, negli Usa ci sarà spazio per la ricerca

di Pietro Paganini - 27 maggio 2005

È vero che il possibile veto di G. W. Bush sui fondi per la ricerca cellule staminali, approvato in prima istanza dal Parlamento, vieterebbe totalmente (come invece per l'Italia) la realizzazione di tali studi scientifici, come invece molti commentatori nazionali vogliono farci credere?

No, è falso.

Un possibile veto (ban) del Presidente non sarebbe una forma di proibizionismo assoluto, ma relativo, perché riguarderebbe unicamente i fondi federali. Infatti, privati, università e singoli stati (vedi alla voce California e le sue 300 e oltre industrie di ricerca nel settore staminali), ricercatori, laboratori, ecc, possono fare come gli pare.

Negli USA dunque, è bene sottolinearlo, la ricerca è viva. L'unica deficienza, se di lacuna si potrebbe parlare, in u paese dove la maggior parte della ricerca si fonda su investimenti privati, è proprio la mancanza di iniezione di denaro pubblico/federale. Questa tesi - alquanto banale, ma non agli occhi dei populisti e dei partigiani dell'oscurantismo di qualsiasi tipo esso sia, religioso come giornalistico - è bene espressa in un editoriale del Wall Street Journal, "Stem-Cell Lines: Mr. Bush's decision applied only to federal funding; it did not impinge on the rights of individual researchers, universities, hospitals, private labs, public corporations or states to conduct embryonic research. In other words, the President did not "ban" anything.

In altre parole, per chi ha avuto difficoltà di traduzione, il Presidente Americano, non ha bandito proprio nulla. È piuttosto sua intenzione, idea che non condivido ma che naturalmente accetto, non utilizzare il danaro elargito dai contribuenti (a livello federale) per alimentare una metodo di ricerca che molti americani non condividano, perché ritenuto offensivo. Anche quest'ultima comunque, rimane un'ipotesi, perché quei "molti americani" è una stima non molto chiara e probabilmente non veritiera. Gli ultimi sondaggi infatti, dimostrano che una buona fetta degli americani sostengono l'azione congiunta tra Democratici e diversi Repubblicani al parlamento.

Veniamo ai numeri, dimostrando che alla fine la mossa di Bush resta unicamente una sana azione di bilanciamento/compromesso politico, che forse non accontenta il purismo liberale, libertario e radicale, ma che dall'altra risponde alla “real politic”, cioè accontenta efficacemente i desideri e i bisogni del paese. Infatti, i fondi federali nel 2001 erano 306 milioni di dollari, e sono passati ai 566 milioni di oggi. La sola California (vedi sopra e soprattutto suggerisco due miei precedenti articoli in materia) ha approvato un investimento di 3 miliardi di Dollari. Mentre, mi riferisco all'editoriale del WSJ, il New Jersey ha appena avviato la costituzione/costruzione del Stem Cells Institute per una cifra di quasi 400 milioni di dollari.

Tutto questo conferma come, a prescindere dal dibattito morale e dalle questioni deontologiche della scienza (dobbiamo mettere un limite?), le cellule staminali, oltre a rappresentare un passo molto probabile per lo sviluppo del benessere umano in termini di salute, rappresentano anche uno straordinario indotto economico.

L'eventuale e prossima decisione del Presidente Americano dunque, potrà accontentare o meno quell'ala di conservatori evangelici e creazionisti, o quei contribuenti che non vogliono "contribuire”; potrà beneficiare o meno la fiducia e l'umore del popolo dei libertari e dei ricercatori, ma quello che è certo è che non fermerà la ricerca sulle staminali.

In Italia, un eventuale fallimento del referendum e dei SI, ma del resto la futura mancata totale abrogazione della legge 40, a favore di una nuova legge, più liberale ma che certamente tenga conto dei pareri deontologici della scienza, rappresenterebbe la mutilazione finale delle speranze dei malati, l'amputazione della ricerca e di tutto ciò che coinvolge lo sviluppo del benessere dell'uomo, e la morte dello sviluppo culturale ed economico che dalla ricerca deriva.

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