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Le dure condanne Italcase

Le sentenze e gli affari

Imputati da ritenersi innocenti fino a condanna definitiva. Ma non succede mai

di Davide Giacalone - 11 dicembre 2006

Dobbiamo ancora constatare quanto la nostra giustizia sia lontana da quel che servirebbe. Non entro nel merito della vicenda Italcase, né dei motivi che hanno portato, in primo grado, alle dure condanne degli imputati. Alcuni di loro se ne dicono dispiaciuti ritengono che la giustizia sia stata troppo severa. Non conosco, però, condannati felici e che auspicano un maggior rigore punitivo. Il fatto è che Gronchi, Geronzi, Colaninno e tutti gli altri condannati sono ancora da ritenersi degli innocenti. Ce lo impone la Costituzione, e la condanna è tale solo quando definitiva. Qui siamo al primo grado, gli imputati non condividono la sentenza, faranno ricorso. Seguirà un processo d’appello, con ogni probabilità anche un ricorso in Cassazione. C’è tempo, prima della fine, mentre l’inizio risale al 2000, quando Italcase crollò sotto al peso di 600 milioni di buco. La sentenza definita, quindi, è di là da venire, mentre gli effetti del primo grado si sentono subito.

Fra i provvisoriamente condannati c’è chi ha in corso aspre battaglie di potere nel settore bancario, chi ha nemici pronti ad approfittare, chi aspira a crescere e si vede colpito, insomma, essendo materia viva e pulsante la sentenza incide subito, pur non essendo affatto definitiva. Nel caso di Colaninno, ad esempio, si tratta di un finanziere-imprenditore che ho duramente criticato (per la vicenda Telecom Italia), ma che ora si occupa di cose del tutto diverse, dove ha reinvestito il frutto dei suoi guadagni passati. Se la sua condotta era meritevole di attenzione penale, questa doveva giungere a delle conclusioni definitive assai prima. Oppure, nel caso di Geronzi, è impossibile ignorare che un suo indebolimento agevola gli olandesi di ABN Ambro ed influisce sul Risiko di Generali. Tutto ciò non significa affatto che se gli imputati sono potenti la giustizia deve avere dei riguardi, ma, al contrario, che tutti siamo uguali davanti alla legge, nessuno deve subire processi decennali, ma che, in certi casi, la lentezza della giustizia non solo è un danno per quei cittadini, bensì anche per il mercato. La malagiustizia e la giustizia lumaca danneggiano gravemente la salute civile, politica ed economica di un Paese. Noi aggiungiamo la beffa di colpevoli che la fanno franca per decorrenza dei termini.

Pubblicato da Libero

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