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Dall'onda leghista alla marea “nera”?

La vittoria impossibile di Alemanno

Un Paese inquieto che va avanti a scossoni

di Elio Di Caprio - 29 aprile 2008

Dopo la sconfitta a Roma del centro sinistra e della sinistra tocca al PD rialzarsi e camminare, ma non si sa in quale direzione. A nulla sono serviti gli anatemi dell"ultima ora contro l"”uomo nero” Gianni Alemanno, peraltro prima adulato da certa sinistra come capo della “destra sociale” ed ora catapultato in poco tempo alla carica di sindaco della capitale. Una volta si sarebbe detto che si tratta di un “rigurgito fascista”, ma è ben difficile dirlo nel 2008 dove altri sono i problemi, primi quelli della sicurezza, che hanno portato alla scossa leghista e ora a quella “nera”. Resuscitare l"equivoco mai risolto della storia italiana, quello del fascismo e dell"antifascismo, non è servito a nulla. Neanche la retorica postuma del 25 aprile è servita. Il fascismo del novecento è lontano. Quasi nessuno dei sopravvissuti in questa era globalizzata può dire di avere avuto esperienza diretta del fascismo italiano. Fa forse un"eccezione il vecchio Pietro Ingrao, nume tutelare della sinistra italiana, personaggio veramente storico che ha avuto il tempo di passare dalla franca adesione al fascismo degli anni "30 e 40" alla conversione senza riserve al comunismo anche nella sua versione stalinista. Forse Ingrao “cercava la luna” già da allora nel verbo mussoliniano e poi l"ha cercata invano nel comunismo. Non è stato il solo, come ormai viene raccontato da più fonti dopo la lunga “damnatio memoriae” che si è protratta per un periodo infinitamente lungo.

Ma a che serve ora ricordare le contraddizioni di tanti emblemi della cultura italiana del novecento? Siamo nel 2008, il nodo dei vecchi lasciti si è sciolto, anche se qualcuno tende ancora a specularvi, ma senza successo. Il mondo non è cambiato solo da quando c"è Internet e il “Grande fratello”, era cambiato già prima. Solo che non ce ne eravamo e non ce ne siamo accorti e ancora consideriamo la sconfitta parlamentare della sinistra comunista come un fatto incredibile ed epocale e non invece come un effetto fin troppo ritardato di qualcosa che invece doveva e poteva avvenire molto tempo prima. Nel partito vincente della PDL gli ex fascisti (o ex missini o ex aennini) hanno trovato comodo spazio assieme ad un ceto politico che ricorda l"ala moderata e conservatrice che si raccoglieva nel centro democristiano di un tempo. In più si trovano coalizzati con la Lega anti Nazione e anti Stato. La sintesi si è compiuta, magari avrà vita breve, ma intanto rappresenta elettoralmente uno dei due principali ancoraggi della maggioranza(silenziosa?) degli italiani.

A tutti i partiti della “Prima Repubblica” ha fatto comodo per anni resuscitare i vecchi fantasmi. Ci hanno vissuto quasi di rendita. Ma ora non serve più, neanche in prossimità di una sfida elettorale carica di significati simbolici, come quella recente di Roma. Già allora le contrapposizioni strumentali mostravano la corda. Dal "64 in poi si è parlato di svolte autoritarie e di golpe militari imminenti, si dormiva fuori casa per non essere sorpresi ed arrestati (o si diceva di farlo), il fascismo era alle porte e poi si scopriva che dietro tutte le trame, fino al delitto Moro e oltre, c"erano proprio quegli USA che avevano fatto la guerra di liberazione dal fascismo e dal nazismo. I fascisti dovevano tornare nelle fogne, come recitavano gli slogans truculenti degli anni "70, e poi erano gli stessi comunisti a prendere le distanze e a definire i capi dei rivoltosi che incitavano alle violenze come “fascisti rossi” , una fotocopia di quelli neri degli anni "20. E così il terrorismo delle Brigate Rosse venne completamente sottovalutato. Per finire ai giorni nostri e ai disorientamenti che ancora perdurano per l"emersione del fenomeno leghista che tanto fenomeno non è se in venti anni si è stabilizzato ed ha esteso i suoi consensi nella valle Padana ed oltre. Un “fenomeno” che sin dall"inizio si è sottratto al conformismo culturale degli anni "90 in cui ogni protesta che non fosse di classe veniva bollata come “fascista” e reazionaria. Nessuno ha mai potuto contestare alla Lega origini nostalgiche o autoritarie o una rivendicazione dello Stato forte. Tutt"altro. Il movimento leghista ha seguito un suo percorso originale tanto da essere definito con compiacenza dagli ex comunisti come una “costola della sinistra”. Ora sta di nuovo con Berlusconi ed è in grado di sottrarre voti e consensi alla stessa sinistra che ha eletto i Calearo e i Colaninno in Parlamento.

Con Alemanno sindaco il cerchio si chiude. Le vecchie contraddizioni vengono superate dalle nuove: la Roma “ladrona” cara a Bossi ed ai leghisti è ora simbolicamente rappresentata da un esponente della destra ex missina che nella Capitale ha la sua roccaforte. Bel rompicapo per Berlusconi che forse avrebbe preferito una vittoria di Rutelli. A chi dare più retta, alla Lega o alla componente AN del PDL? E" il risultato stravagante del bipartitismo (im)perfetto che ci siamo dati con una pessima legge elettorale che ha forzato e semplificato le forze in campo, ma non per questo ha dissipato gli equivoci e le nuove ambiguità tra una sinistra tramortita che continua a fare miracoli per favorire l"avversario ed una destra della “sicurezza” che fonda le sue fortune sul collante dell"eterno (?) Berlusconi.

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