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Public Policy

Dopo sei anni ritornano i fatti di Genova del G8

La violenza? Non è mai buona

Ora lo ammette (in ritardo) anche Fausto Bertinotti

di Elio Di Caprio - 09 novembre 2007

Sono già echi a noi lontani: pacifisti, disobbedienti, zona rossa, un “altro mondo è possibile” ( quale?), contestazione globale alle ingiustizie del pianeta, batterie antimissile puntate a protezione del vertice del G8 del 2001 ospitato a Genova dall" outsider Silvio Berlusconi. Accadeva solo sei anni fa. Ora i fatti di Genova ritornano alla ribalta come ulteriore occasione di speculazione politica. Chi non ricorda le immagini di una città messa a ferro e fuoco e poi il morto in piazza e poi la dura repressione- vendetta delle forze dell"ordine esauste dopo giorni di tensione e di impotenza? Non c"era ancora “you tube”, altrimenti avremmo avuto a disposizione immagini ancora più drammatiche e scabrose di quanto accaduto. Cosa c"è altro da scoprire e da riconsiderare, quali tasselli mancano per avere un quadro più chiaro? Eppure per poco non si è arrivati all"ennesima commissione parlamentare d"inchiesta.

Si intuisce facilmente, anche senza una commissione parlamentare, che la gestione dell"ordine pubblico nella città ligure non sia stata delle più felici ed esperte se i cittadini genovesi hanno dovuto prima assistere inermi alle devastazioni ed ai saccheggi della propria città e poi alla rabbia incontrollata delle forze dell"ordine aggredite. Dopo più di sei anni da quegli avvenimenti la Procura di Genova ha chiesto pene per un totale di 225 anni di carcere a carico di 25 persone accusate di aver devastato e saccheggiato la città ed già è pronta per il prossimo 17 novembre una manifestazione a Genova di solidarietà per gli imputati. Sull"altro fronte si è appena chiusa l"istruttoria dibattimentale del processo che vede 45 imputati tra le forze dell"ordine per le violenze subite a Genova dai dimostranti nella notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001.

Ci si lamenta, ed a ragione, della lentezza esasperante dei lavori parlamentari che non consentono neppure di trasformare in legge i decreti di urgenza e poi si trova il tempo per discutere o imbastire commissioni parlamentari che, come l"esperienza dimostra, non hanno mai risolto nulla, da quella sulle stragi, a quella sulla P2, a quella Mitrokin, a quella Telecom e via enumerando. Ma soprattutto, riconsiderando a sei anni di distanza i fatti di Genova e i drammatici cambiamenti di scenario internazionali intervenuti in questo arco di tempo, non si può prescindere dal contesto storico- politico, completamente diverso da quello attuale, in cui quei fatti sono maturati. Dopo la svolta epocale dell"11 settembre e le guerre in Afghanistan e in Irak tutto è cambiato nella percezione dell"opinione pubblica occidentale costretta a misurarsi ed a fare i conti con i veri pericoli, i veri nemici da cui difendersi. La protesta no global ha perso molto del suo appeal. Prima i no global erano riusciti in più occasioni ad ottenere un vasto consenso trasversale in quegli ambienti della sinistra occidentale che, orfani dell"ideologia comunista, erano alla confusa ricerca di un nuovo paradigma di contestazione universale al mondo capitalistico occidentale. Dopo l"11 settembre è stato ed è ben più difficile per i no global distinguere e separare i propri obbiettivi di contestazione al sistema di vita occidentale da quelli perseguiti con ben maggiore efficacia dai terroristi islamici contro un nemico apparentemente comune, l"Occidente capitalistico-borghese.

Ma nel luglio del 2001 il clima era ben diverso, c"era stata poco prima la grande manifestazione di Seattle e veniva sostanzialmente tollerata la “violenza buona” degli emarginati a cui poteva essere consentito di scontrarsi con i poliziotti ed assaltare qualche banca per protesta contro le ingiustizie del mondo. Solo qualche giorno fa, ma siamo nel 2007, il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha ammesso a denti stretti che certa sinistra “ha sottovalutato il carattere devastante della violenza e di ogni complicità con la violenza”. Ma lo dice adesso, dopo aver incluso nella lista dei suoi parlamentari quello stesso Francesco Caruso che era il primo a voler sfondare a Genova la “zona rossa” off limits posta a protezione del vertice del G8. La realtà è che allora, nel 2001, la sinistra estrema non si sottrasse certamente ai possibili esiti violenti della rinnovata sfida dei no global ai governanti dell"Occidente. Se poi con l"occasione si fosse riusciti a dare una spallata al governo Berlusconi appena insediato, il risultato sarebbe stato accolto con letizia da tutta l"opposizione.

I tempi sono cambiati negli ultimi sei anni a tal punto che probabilmente avrebbe più successo in Italia una manifestazione sulla sicurezza dei cittadini che non l"ennesima contestazione anti occidentale e anti americana di marca no global. Di ciò Fausto Bertinotti è pienamente cosciente. Eppure c"è ancora chi a sinistra vorrebbe far passare un"impossibile equiparazione tra aggressori e aggrediti, tra coloro che a Genova nel 2001 hanno cercato di mettere a ferro e fuoco la città e le forze di polizia incapaci di contenere quella violenza che solo ora sappiamo, per bocca del presidente della Camera, deve in ogni caso essere respinta senza distinzione.

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