Un giro di Walter per salvare la sinistra?
La sfida: Prodi bis vs Veltroni
Affinché tutti cambi serve riformare le regole e non metterci una pezzadi Davide Giacalone - 22 giugno 2007
Una sinistra che creda di salvarsi con un giro di Walter avrebbe perso il senso della realtà. Il collasso politico ha origini serie, non occultabili con la cipria, e quelle che seguono sono le ragioni per cui Veltroni può essere capace di allungare l’agonia, non di avviare una ripartenza. Intato perché, nei sistemi maggioritari, il leader del partito è anche il capo del governo, e non è lecito usare controfigure o dar per finito chi si è appena eletto. Ciò significa che o Prodi è (come fino a qualche settimana fa sostenevano tutti) il capo del partito democratico, o è in procinto ad essere cacciato via, per la seconda volta.
Ed a proposito di seconde volte, facciamola finita con questa burletta delle primarie. O sono una roba seria, regolamentata e controllata, o diventano parate propagandistiche. E’ già successo che si sia votato per stabilire chi candidare, avendo già deciso che si sarebbe scelto Prodi. Che adesso chiamino al voto per stabilire che il capo è Veltroni, avendolo già scelto, è ridicolo. I partiti sono essenziali, in democrazia, ma è escluso che la loro vita interna preceda la nascita, ed è escluso che contino gli iscritti se sono in due o tre a decidere gli eletti.
Veltroni è già servito, nel 1998, per coprire il prodicidio e lasciare D’Alema a Palazzo Chigi. Oggi servirebbe ad un riprodicidio, coprendo un D’Alema che s’è mozzato le mani con la lama giustizialista che sgozzò gli avversari. Dato che Prodi non trova la cosa divertente c’è da supporre che opponga resistenza, il che significa, in assenza di maggioranza alternativa, che la legislatura volge all’inoperatività. Nel 2001 Veltroni si sottrasse alla sconfitta elettorale autoconfinandosi in Campidoglio, ed il precedente dovrebbe far riflettere. Mettiamo che il suo fascino, studiato ed artefatto, stordisca gli italiani e gli arrida la vittoria, fidando che in sei mesi sia la destra a farsi del male.
Che cambia? Nulla, perché la sua maggioranza sarebbe comunque multicolore ed incapace di governo, Prodi ed i suoi avrebbero da consumare qualche vendetta, D’Alema tornerebbe a veleggiare, affidando le ricche cime Al Consorte. Lo squagliamento politico ha a che vedere con la struttura istituzionale, con la subordinazione ad estremismi ed egoismi. Serve riformare le regole, non metterci una pezza.
Pubblicato su Libero di venerdì 22 giugno
Ed a proposito di seconde volte, facciamola finita con questa burletta delle primarie. O sono una roba seria, regolamentata e controllata, o diventano parate propagandistiche. E’ già successo che si sia votato per stabilire chi candidare, avendo già deciso che si sarebbe scelto Prodi. Che adesso chiamino al voto per stabilire che il capo è Veltroni, avendolo già scelto, è ridicolo. I partiti sono essenziali, in democrazia, ma è escluso che la loro vita interna preceda la nascita, ed è escluso che contino gli iscritti se sono in due o tre a decidere gli eletti.
Veltroni è già servito, nel 1998, per coprire il prodicidio e lasciare D’Alema a Palazzo Chigi. Oggi servirebbe ad un riprodicidio, coprendo un D’Alema che s’è mozzato le mani con la lama giustizialista che sgozzò gli avversari. Dato che Prodi non trova la cosa divertente c’è da supporre che opponga resistenza, il che significa, in assenza di maggioranza alternativa, che la legislatura volge all’inoperatività. Nel 2001 Veltroni si sottrasse alla sconfitta elettorale autoconfinandosi in Campidoglio, ed il precedente dovrebbe far riflettere. Mettiamo che il suo fascino, studiato ed artefatto, stordisca gli italiani e gli arrida la vittoria, fidando che in sei mesi sia la destra a farsi del male.
Che cambia? Nulla, perché la sua maggioranza sarebbe comunque multicolore ed incapace di governo, Prodi ed i suoi avrebbero da consumare qualche vendetta, D’Alema tornerebbe a veleggiare, affidando le ricche cime Al Consorte. Lo squagliamento politico ha a che vedere con la struttura istituzionale, con la subordinazione ad estremismi ed egoismi. Serve riformare le regole, non metterci una pezza.
Pubblicato su Libero di venerdì 22 giugno
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
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