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“Basta lamentarsi, è ora di rimboccarsi le maniche”

La sfida degli outsider

Mettiamo in pratica la ricetta-Brunetta: coniughiamo trasparenza e meritocrazia

di Flaminia Festuccia - 25 novembre 2009

“Basta lamentarsi, è ora di rimboccarsi le maniche”. Angela Padrone affronta così, in modo assolutamente non pietistico il problema/risorsa degli outsider. Donne e giovani principalmente, cioè tutti coloro che faticano a entrare nel mondo del lavoro. Un mondo iperprotetto e chiuso, poco trasparente e ancor meno incline ad accettare le modifiche, riforma delle pensioni e flessibilizzazione al primo posto. La giornalista del Messaggero, che si occupa ormai da anni di mercato del lavoro (e ha già all’attivo un primo saggio dall’inequivocabile titolo “Precari e contenti”) per la presentazione del suo nuovo libro “La sfida degli outsider” ha al suo fianco, Emma Bonino e Renato Brunetta, due personaggi che del cambiamento radicale del mondo del lavoro hanno fatto la loro bandiera. “Un tavolo spietato” lo definisce la Padrone: “Se qualcuno di voi pensava che questo fosse un libro sulla protezione delle donne e dei giovani si sbagliava di grosso. Siamo spietati a fin di bene, io sono la prima a dire: svegliatevi, è il momento di smettere di chiedere troppe protezioni e di iniziare invece a rischiare”.

Sulla stessa linea la vicepresidente del Senato e il ministro della Pubblica Amministrazione, insieme a Michel Martone, ordinario di Diritto del lavoro. Tutti d’accordo nel dire che, con la scusa di un mercato troppo chiuso, gli outsider si sono rassegnati. Nessuno vuole più andare all’estero, spostarsi, provare strade nuove. “Vogliono tutti il posto davanti casa”, dice la Bonino, “Quando dico ai miei studenti che gli posso procurare uno stage a Lovanio impallidiscono”, continua Brunetta.

Per Michel Martone, d’accordo con il Ministro della Pubblica Amministrazione, il problema sta tutto in un castello di leggi che hanno immaginato un mondo impossibile: “Sindacati troppo forti, lavoratori troppo protetti hanno fatto sì che si rallentasse l’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato, e il sistema pensionistico così come è stato progettato non potrà mai reggere la pressione dell’invecchiamento della popolazione”.

Secondo Emma Bonino la soluzione sta tutta nel welfare e in un’Authority contro le discriminazioni di genere. “Riconosco che è l’ultima spiaggia prima dell’introduzione delle quote rosa, ma almeno è un inizio”. E continua: “Le donne, discriminate sul posto di lavoro, hanno smesso di fare figli. Questo perché lavorano sempre e comunque, per tappare i buchi lasciati da un welfare inefficiente”. Più asili nido e miglior cura degli anziani da parte dello Stato, quindi, uniti a una maggior trasparenza nelle carriere.

Soluzione che fa da contrappunto alla ricetta-Brunetta, quella che il ministro ripete fino allo sfinimento sin dal suo insediamento: coniugare trasparenza e meritocrazia. Sì alle authorities, sì alla pubblicazione di stipendi, compensi e curricula di dirigenti pubblici, medici, avvocati, giornalisti. E politici. Ma proprio lì sta il nodo della questione, perché poi, in fin dei conti, a parlare di trasparenza, sono sempre gli stessi.

Da qualche parte bisogna pur cominciare, dice Brunetta, che ha iniziato da se stesso la sua battaglia per far uscire tutti gli scheletri dagli armadi. Ed è bello e positivo che ci siano libri come quello della Padrone che incitano gli outsider a prendersi la propria rivincita, che esistano ministri decisi a cambiare le cose. Ma di fronte a una classe politica over 60 e tutta al maschile, ancorata alle proprie poltrone, parlare per l’ennesima volta dell’importanza dei giovani e delle donne sembra una voce destinata a perdersi nel vento. Eppure da qualche parte bisognerà iniziare.

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