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La lunga transizione e la democrazia lontana

La Russia postcomunista di Putin

Recensione di un’analisi di Gudkov e Zaslavsky sul Paese: debolezze e contraddizioni

di Mirko Barausse - 20 marzo 2006

Dove va la Russia? Come cambia la stratificazione sociale del Paese? Da chi è composta la nuova èlite politica? Sono alcune delle domande a cui cercano di rispondere Lev Gudkov e Viktor Zaslavsky nella ricostruzione storica raccolta nel libro “ La Russia postcomunista da Gorbaciov a Putin”. Nelle centottanta pagine del loro lavoro gli autori cercano di offrire un quadro sobrio e dettagliato dell’evoluzione politica e sociale dell’ex Impero sovietico e della sua difficile transizione verso l’economia di mercato e lo Stato di diritto. Il volume esamina la complessa transizione della Russia postcomunista riuscendo a calare modelli economici e sociali alla reale situazione della Federazione Russa. Gli autori iniziano l’analisi mettendo in evidenza la particolare complessità della transizione russa, legata a differenti peculiarità: contemporanea transizione, monopartitismo, pluripartitismo ed economia di piano, economia di mercato, nonché il passaggio della società russa dal sistema industriale al sistema postindustriale della società dei servizi e dell’informazione, evoluzione osteggiata per decenni dal sistema sovietico. Gli autori dimostrano come questi fattori, insieme ad altri elementi, abbiano portato ad una diversa evoluzione economico-sociale rispetto ai paesi dell’Europa Centro Orientale ed individuano nella crisi finanziaria del 1998, segnata dal crollo del rublo, lo spartiacque delle riforme tracciate dall’homo novo Vladimir Putin e dal suo entourage. Proprio all’attuale Presidente della Federazione Russa è dedicata la seconda parte del libro, vero “liberatore” dell’esecutivo dalla controllo conservatore di buona parte della Duma e promotore di una nuova serie di riforme per la ripresa del paese e il consolidamento di mercato e diritto. A ciò gli autori aggiungono un’attenta ricostruzione dei passi che hanno portato Vladimir Putin a guadagnarsi l’appellativo di zar attraverso la deriva autoritaria del sistema politico. Non da ultimo la ripresa della guerra in Cecenia e le restrizioni di libertà seguite alla strage di Beslan. Gli autori da una parte analizzano la composizione di una nuova èlite politica, guidata da esponenti dell’esercito e degli organi di sicurezza; dall’altra forniscono un bilancio del regime di Putin sottolineando, a conclusione della ricerca, le sfide che la nuova Russia pone oggi alla politica occidentale.

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