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La CDL? Un bluff. Lo dice lo stesso fondatore

La rincorsa del populista Berlusconi

Le improbabili novità del laboratorio politico italiano

di Elio Di Caprio - 26 novembre 2007

Ma chi ce lo doveva dire che nell"anno di grazia 2007, in tempi di globalizzazione e di Europa Unita, saremmo tornati ai vecchi clichès per interpretare e capire cosa avviene nella piccola Italia che arranca incerta per tenere il passo con le trasformazioni in atto? Ed ecco che sulla “Repubblica” di domenica scorsa, in due articoli separati, scopriamo analisi concordanti sull"inaspettato(?) revival di Silvio Berlusconi che con l"annuncio del suo nuovo partito ha rimesso in moto quel teatrino della politica da lui stesso criticato ed alimentato. Ad Eugenio Scalfari non resta di meglio, dopo tanti arzigogolii passati sulle ragioni del successo di Berlusconi e Forza Italia ( e ora forse del nuovo partito del popolo libero) che ricorrere all"ennesimo e frustro parallelo tra il cavaliere Mussolini e il cavalier Berlusconi, ambedue populisti e “boss” mediatici del popolo italiano : non a caso, dice il saggio Scalfari, il giornale dell"ex giornalista Benito Mussolini si chiamava “Il popolo d"Italia”, ma la pasta è e resta la stessa. Niente di nuovo sotto il sole quando il demagogo di turno si incarica di “vellicare gli istinti peggiori che ci sono in tutti gli esseri umani”. Addirittura. Siamo già a tanto per spiegare quello a cui il dotto fondatore di Repubblica non ha mai voluto rassegnarsi : l"emersione di un diffuso sentimento di destra a cui Berlusconi ha fatto finora da collante.

Magari a furia di analizzare e cercare riscontri ai suoi astratti ragionamenti Scalfari arriverà al punto di scoprire che anche Mussolini aveva avuto a fianco la sua Santanchè di turno ( altro che Margherita Sarfatti). Su un versante apparentemente più serio il semiologo Umbero Eco, un personaggio che rappresenta il meglio della cultura italiana all"estero, in un"intervista al New York Times ( riportata da “Repubblica”) cerca conferma alle sue tesi precostituite mettendo in guardia il mondo intero dal rischio-Berlusconi. Il populismo ed il controllo totale dei media sarebbe secondo Eco quella miscela esplosiva che, iniziata nel nostro Paese, può contagiare un po" tutti e Berlusconi ne è la sintesi simbolica. Anzi l"Eco del 2007 invita a stare attenti a quel particolare laboratorio politico italiano che già nel secolo scorso, con il futurismo e poi con il fascismo, ha gettato un seme importante sull"evoluzione politica contemporanea ( compreso il nazismo) ed ora rischia di produrre danni simili se non peggiori.

Ma perchè scomodare improbabili laboratori politici collettivi fuori tempo in grado di sconvolgere chissà che cosa, quando si tratta più prosaicamente, a proposito di Berlusconi e del suo (ri)movimento, di fare i conti con un"Italia in declino che non trova la sua strada? Caso mai bisognerebbe domandarsi se la contrapposizione dialettica tra berlusconismo e antiberlusconismo, alimentata da tanti commentatori “parrucconi” alla Scalfari o alla Eco, non sia essa stessa un" evidente manifestazione del declino.

Sono proprio questi commentatori-politologi per primi, e da anni, ad essere caduti nella tenaglia Berlusconi sì, Berlusconi no, a dipingerlo come l"uomo nero ed il nemico assoluto, con il risultato di polarizzare la politica italiana su un unico personaggio che ha vissuto comodamente di rendita sulle contraddizioni altrui. A ben vedere non c"è stato e non c"è nessun raffinato e modernizzante laboratorio politico in Italia, che fa intravvedere chissà quali sviluppi, al di là delle solite lotte di potere. A meno che non si voglia spacciare per novità il “brambillismo” generazionale inventato dal Cavaliere per dare una patina di modernità ad un partito come Forza Italia che ha accolto nelle sue file legioni di ex della Prima Repubblica.

I paradossi sono ancora tanti se Walter Veltroni rincorre la destra sui temi della sicurezza, Berlusconi spariglia i partiti di destra ed entrambi vorrebbero accreditarsi sulla pelle degli altri come nuovi porta bandiera di un bipartitismo che converge verso il centro. Per fare che? Distinguersi e combattersi o accordarsi? Nessuno lo sa ancora. Fatto sta che il sasso nello stagno lanciato dal Cavaliere avrà qualche effetto positivo. Se non altro ci sarà risparmiato, e non è poco, l"ennesimo confronto granitico tra le schiere pro ed anti Berlusconi quando e se si terranno le prossime elezioni. Né ci sarà bisogno di logorroici e inattuabili programmi di coalizione da presentare agli elettori. E" già qualcosa per uscire dalle secche attuali, senza per questo avere la pretesa di scomodare nuovi e fantasiosi laboratori politici. Per questi mancano gli attori.

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