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Un brodo di coltura troppo pericoloso

La riforma scolastica che non c’è

Urge politica, capacità di offrire disegni coerenti e riforme profonde

di Davide Giacalone - 31 ottobre 2008

La scuola d’oggi non è diversa da quella di ieri, quella di domani non sarà diversa da quella d’oggi. La conversione in legge di un decreto ha agitato le piazze, ha fatto il miracolo di restituire la parola ad una politica altrimenti muta. Senza saper leggere, però. Se il testo fosse conosciuto per quel che c’è scritto, sarebbero ingiustificati tanto i festeggiamenti quanto i lutti. La riforma non c’è, e quella che si vedrà è il frutto di due legislature fa, quando passava nel silenzio dei movimenti e con la sinistra che, nella scorsa legislatura, si limitò a posticipare, senza nulla cambiare. Se così stanno le cose (e sfido a dimostrare il contrario), cosa sta succedendo?

Dire che i giovani in piazza sono solo una minoranza serve a poco, anzi, confonde le idee. Sono anni che non esiste alcun movimento studentesco, e le varie “pantere”, di cui i giornalisti riempivano articoli e teleschermi, erano micioni, gattini ciechi fuori dal contesto. Ragazzi che si accontentavano dell’ignoranza che veniva impartita loro, che scorrevano in scuole ed università senza selezione e meritocrazia, convinti che il tempo, condito anche con qualche sensuale piazzata, avrebbe dato loro i “diritti” dei loro genitori: consumare senza produrre, vincere senza competere.

I tagli riguardano (troppo poco) baronie e rendite di posizione, ma sono i giovani a fornire la carne da manifestazione. Ho visto che alcuni studenti si sono spogliati, per attirare i fotografi. Claudiani e veline hanno applicato alla protesta il codice comunicativo nel quale sono cresciuti. Un padre s’è arrabbiato. Ha ragione, ma è terribilmente in ritardo, perché s’è allevata una generazione destinata ad applicare la profezia di Andy Warhol, senza neanche conoscerla: tutti saranno famosi, per quindici minuti. Ho ascoltato un’assemblea all’università di Siena, dove parlavano i professori: cattivo italiano, lessico datato e logica mancante.

Il brodo di coltura, però, è pericoloso. Solo pochi sembrano avvertire quel che sta arrivando. Non avremo “studenti ed operai uniti nella lotta”, ma spappolamento sociale, incattivito da minore possibilità di consumare. Urge politica, capacità di offrire disegni coerenti e riforme profonde. Ne vedo tanti che parlano al passato, altri che galleggiano sul presente. Il futuro è sguarnito.

Pubblicato su Libero di venerdì 31 ottobre

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