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Il pontefice si è espresso in merito alla Jihad

La prima sfida di papa Ratzinger

Andava prima o poi detta una parola chiara sul terrorismo islamico

di Elio Di Caprio - 13 settembre 2006

Papa Benedetto XVI ha parlato finalmente sui pericoli della guerra santa e sull"Islam. Non è la voce di un Prodi o di un Berlusconi, o di un Bertinotti su un tema che non può essere addomesticato alle convenienze politiche del momento, ma va legittimamente considerato in un contesto che non sia esclusivamente laico.
A ragionare sui temi alti, dal terrorismo, alle identità religiose, alla guerra in Iraq, al senso della Storia si è rimesso recentemente il laico Umberto Eco, finalmente rilassato dopo la sconfitta elettorale dell"”avventuriero” Silvio Berlusconi....
In un"intervista rilasciata al Nouvel Observateur lo scrittore ritorna sulle tematiche del suo saggio “Il passo del gambero” per ammettere che paradossalmente non è detto che la storia proceda sempre verso il meglio : l"Iraq non è migliore rispetto ai tempi pre-invasione così come l"equilibrio mondiale dopo la fine della prima guerra mondiale non è stato un progresso ed ha anzi alimentato l"esplodere del secondo conflitto mondiale.
“La scienza e la tecnologia vanno avanti – dice Eco – le nostre automobili vanno veloci.... ma questo non vuol dire che da questi progressi tecnologici e scientifici sappiamo ricavare il meglio”.
Sembra di riascoltare gli avvertimenti e gli anatemi del secolo scorso quando da destra più che da sinistra, dal pensiero conservatore più che da quello progressista, venivano lanciati i primi segnali di disagio di fronte ai cambiamenti epocali in corso o in via di formazione.
Quale la soluzione? Andare avanti o tornare indietro? Partire dal pessimismo per procedere all"ottimismo “ progressista” dei no global che richiedono un altro mondo possibile di nuovi equilibri planetari (anche ecologici)?
In un contesto di crisi e di squilibrio mondiale è più facilmente comprensibile il fascino che può esercitare la cultura religiosa islamica su molte popolazioni (non solo del terzo mondo), perchè in grado più di quella occidentale e cristiana - almeno sembra - di dare delle risposte globali, mantenendo punti fermi e principii ( per noi retrogradi) a fronte delle convulse trasformazioni che coinvolgono ormai tutti i continenti.
E" un problema e una sfida seria che non poteva prima o poi arrivare direttamente alla sponda religiosa della nostra cultura occidentale. Lo testimonia il primo intervento diretto di Papa Ratzinger - ma ce ne saranno sicuramente altri ancora- sull"improponibilità del concetto di guerra santa nel ventunesimo secolo e quindi sulla non più mascherata superiorità del cristianesimo rispetto all"Islam.
Ma gli occidentali, gli europei, gli italiani sentirebbero come una sconfitta l"obbligata riproposizione di temi religiosi di conflitto nei tempi di Internet e dei consumi effimeri che, nella loro laicità quotidiana , non sono certo agenti di spinta verso temi alti o religiosi.
Al potere terrorista e di ricatto degli estremisti religiosi islamico si è contrapposto finora principalmente il potere planetario americano che, non a caso, fa fieramente leva ( forse per reazione) sul sostrato cristiano della civiltà occidentale. Visione globale contro visione globale a cui non potremo sottrarci? E fino a quando? E noi europei in mezzo sballottati e scettici che speriamo sempre di non essere coinvolti più di tanto e di allontanare il pericolo terrorista? Siamo veramente tutti sulla stessa barca, nonostante i reiterati distinguo tra Europa ed USA?
I retaggi storico culturali sono importanti e ci condizionano.
In Europa e non negli USA sono nati e sono morti comunismo, fascismo e nazismo, anche se G. Bush universalizza i concetti fino a parlare di un improbabile “fascismo islamico”.
Tutte le volte che la cultura europea ha preteso di portare all"estremo i postulati della Rivoluzione Francese, che restano sempre grandi e validi nel nostro immaginario, non è stata poi all"altezza di costruire sistemi politici duraturi e di carattere veramente universale.. Sono ora tali pricipii realmente sufficienti per contrapporre o integrare la pragmatica cultura americana?
E" qui il nascosto dilemma che ha reso e rende incerta la posizione degli europei rispetto al decisionismo USA che appare talvolta insolente. Può la volenterosa adesione all"attuale missione militare in Libano ambire addirittura a fare da contrappeso all"intervento unilaterale degli USA in Iraq anche agli occhi delle popolazioni medioorientali?
E" più che legittimo contestare il concetto di “guerra preventiva” ( ma Roma contro Cartagine non fece una guerra preventiva?) e la sua efficacia in un teatro operativo così complesso e pieno di insidie come quello del Golfo e del Medio Oriente.
Ma la vera domanda, che non può non richiamare un senso di angoscia e di impotenza, è se mai noi Europei, di fronte ad un pericolo estremo, saremmo mai in grado come gli USA di agire, come hanno fatto, in via unilaterale accettando i costi e i rischi di una guerra preventiva.
Papa Ratzinger ha cominciato a dire la sua. E" un segnale da non sottovalutare. Gli equilibri mondiali si reggono ancora sui rapporti di forza tra gli Stati ma in un"epoca di mondo-teatro interconnesso è forse più importante incidere sulle coscienze, senza trascurare l"aspetto missionario che ogni religione deve mantenere se vuole rimanere in vita.
Noi siamo o sembriamo inguaribilmente laici, e ne siamo fieri. Ma gli altri?

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