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Un’eventuale rivoluzione al vertice potrebbe avvenire nel 2012

La partita delle candidature

Fmi: potrebbe essere una donna il successore di Strauss Kahn

di Antonio Picasso - 27 maggio 2011

Per la finanza mondiale il caso Strauss Kahn dev’essere chiuso nei tempi più rapidi possibili. È per questo che la candidatura del ministro francese dell’economia, Christine Lagarde, alla presidenza dell’Fmi, si fa sempre più concreta. Ieri, con l’ok del governo cinese, le chance degli altri aspiranti all’incarico hanno subito un serio ridimensionamento. A Pechino, come del resto in tutto l’Occidente, il problema va risolto senza polemiche. Meglio, quindi, andare avanti con una leadership anch’essa francese, invece che cambiare il treno in corsa. Soprattutto perché tra un anno, il mandato di Strauss Kahn sarebbe comunque scaduto. Un’eventuale rivoluzione al vertice del Fondo potrà essere valutata nel 2012.

In realtà, la Lagarde(nata a Parigi nel 1956) non è la figura più trasparente che il contesto francese potrebbe prestare all’Fmi. Nessuno mette in discussione le sue competenze, in qualità di avvocato. E tanto meno la conoscenza del contesto internazionale. Le sue passate esperienze, come assistente di William Cohen – segretario della difesa Usa per l’Amministrazione Clinton – e alla presidenza del Cda dello studio legale Baker & McKanzie, restano due ticket di primo livello per l’attuale responsabile dell’economia francese.

Politicamente, la sua militanza nell’Ump, il partito di maggioranza e di presidenza, appare giovane. È solo dal 2005, infatti, chela Lagardeè tornata in patria, chiamata da Jean-Pierre Raffarin, per presiedere in successione i ministeri del commercio estero, di agricoltura e pesca e infine quello attuale di economia, industria e impiego. Quella della Lagarde è una carriera progressivamente in crescita. Al punto che, nell’ultimo biennio, ha ricevuto le congratulazioni dei più attenti osservatori economici del mondo. Nel 2009, il Financial times l’ha eletta “miglior ministro delle finanze dell’eurozona”. Contemporaneamente Forbes l’ha posizionata al quattordicesimo posto tra le donne più influenti del mondo. È vero che attualmente è caduta in 43 esima posizione. D’altra parte rientra nelle prime cento della classifica ormai da sette anni.

Il palmares, tuttavia, non è sufficiente per nascondere l’ombra di un’inchiesta avviata solo due settimane fa dalla procura della corte di giustizia della repubblica (il tribunale dei ministri francese). Secondo Jean Louis Nadal, magistrato responsabile del dossier, il ministro avrebbe commesso un abuso di autorità ai tempi della vendita della Adidas, da parte di Robert Louis Drefys al tycoon dello sport francese Bernard Tapie. Correva l’anno 1993. L’allora proprietario dell’Olympique Marseille aveva denunciato il Credit Lyonnais, finanziatore dell’operazione. A suo giudizio, l’istituto di credito – partecipata statale – era riuscito a speculare sulla crescita del titolo, attraverso una serie di operazioni offshore e in modo che un eventuale acquirente di Adidas sarebbe stato costretto a pagare un prezzo gonfiato rispetto al valore reale del marchio.

Nel 2008, dopo una causa di quindici anni, Tapie è riuscito a farsi pagare 200 milioni di euro, a titolo di risarcimento simbolico. Con l’avvio della causa, aveva chiesto infatti un miliardo secco. Dato il coinvolgimento di un istituto bancario con quote governative, Tapie aveva deciso di ricorrere a un tribunale arbitrale, quindi alla giustizia privata, piuttosto che alla magistratura tradizionale. La transazione è stata risolta solo quattro anni fa, grazie a un intervento del ministro delle finanze che ha ordinato il risarcimento in favore del magnate, il quale nel frattempo è passato dall’essere socialista a sostenere Sarkozy.

Per il momento, il procuratore Nadal non si è fatto intimidire dall’eventualità chela Lagardevoli a Washington per guidare l’Fmi. Le accuse che il suo ufficio ha spiccato potrebbero condannarla a cinque anni di reclusione, oppure a una multa di 75mila euro. «Lo Stato non aveva alcun interesse ad accettare arbitrati, sospendendo il corso della giustizia ordinaria», ha commentato in tempi non sospetti – vale a dire prima dello scandalo Strass Kahn – il quotidiano Mediapart. Ancora più impietoso è apparso il giudizio dell’opposizione socialista. Secondo Segolene Royal e il resto della segreteria del partito,la Lagardeè una solo una marionetta nelle mani di Sarkozy. Altro che donna potentissima quindi! «Tutto secondo i piani. Ho agito con il pieno consenso del governo. Quanto alle accuse, sono le solite coltellate nella schiena», ha replicatola Lagarde.«Le donne nei posti chiave sono essenziali.

Gli avversari uomini sono aggressivi, meno inclusivi», ha dichiarato all’Independent, sorvolando sul fatto che le sue maggiori detrattrici sono del suo stesso sesso. «Nelle stanze del potere c’è troppo testosterone». Con il caso Tapie,la Franciasi conferma il maggiore ostacolo posto di traverso alle ambizioni della Lagarde.

Il fatto che, ancora in giovane età, fosse stata rifiutata all’Ecole national d’administration, dovrebbe far riflettere i biografi del ministro. Christine Lagarde in quanto tale e non perché donna, stenta a recuperare il necessario endorsement presso l’establishment transalpino. A meno che non si guardi alla destra di Sarko. La corte valuterà l’inchiesta il 10 giugno. Coincidenza vuole che, quello stesso giorno, scadranno i termini per i singoli Stati membri del Fondo di presentare i propri candidati. L’elezione del nuovo presidente sarà resa pubblica alla fine dello stesso mese.

In questo senso, sembra che, per accelerare i tempi, nessuno si stia accorgendo che il prossimo leader della finanza mondiale sia inquisito quanto il predecessore. Il direttore generale dell’Ocse, José Angel Gurrìa, ha dato il suo placet, non vincolante, sulla candidata francese. Alla Lagarde non basta il pregio di essere la potenziale prima donna alla presidenza dell’Fmi. C’è un gioco di quote e di ponderazione dei voti che né Parigi né, a questo punto, Pechino sembrano non considerare. I Paesi emergenti, dai quali bisogna escludere le potenze economiche in pectore (Brasile, Cina e India) rimarcano di disporre di una quota complessiva di voti maggiore rispetto a quella dei big consolidati sul mercato internazionale. È un dato vero solo in parte.

Il 5 novembre dello scorso anno, è stata proposta la modifica delle ripartizioni di voto. Ma non è stata ancora approvata. La fase di interregno permette da una parte al Messico e in misura minore il Sudafrica di restare sulla breccia in nome di un presidente dell’Fmi che non sia un cittadino europeo. Cosa mai successa dal 1950, anno di nascita del Fondo, a oggi.

Dall’altra, l’ala di conservatori si sente in diritto di far rivalere le vecchie quote. È Augustine Carstens a minacciarela Lagarde. Ilgovernatore della Banca federale messicana sta svelando le sue carte.

Non è inquisito come la rivale. Inoltre, vanta un incarico nello stesso Fmi, tra il 2003 e il2006, inqualità di vice direttore generale. E sela Lagardedovesse vincere, non è da escludere che il prossimo anno si giunga inevitabilmente a una definitiva emancipazione dell’Fmi dal giogo europeo.

Pubblicato su Liberal del 25 maggio 2011
e su http://worldonfocus.wordpress.com/2011/05/25/fmi-potrebbe-essere-una-donna-il-successore-di-strauss-kahn/

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