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Napolitano e gli anniversari

La memoria mafiosa

Accomunare il ricordo dei morti per terrorismo a quello dei morti per mafia?

di Davide Giacalone - 18 giugno 2007

Accomuniamo, propone Napolitano, il ricordo dei morti per terrorismo a quelli per mafia. Ma sì, accomuniamo anche i morti per droga a quelli per incidenti stradali e buttiamo tutto nel frullatore dell’ipocrisia compassionevole. Il risultato sarà tutto, meno che un omaggio alla memoria. Perché in fatto di mafia la memoria è dolorosa, difficile e poco incline al perdono.

Racconta la sua sofferenza, Napolitano, quando la morte assassina raggiunse Pio La Torre e Giovanni Falcone. Non ne dubito, ci mancherebbe, ma avrebbe dovuto soffrire prima, come facevamo noi. Si doveva soffrire quando La Torre veniva isolato nello stesso Pci, nel mentre i mafiosi si vantavano di far affari con gente vicina a quel partito, meglio in grado d’offrire coperture. Si doveva soffrire quando il pci e magistratura democratica isolarono e silurarono Falcone, impedendogli di continuare la sua partita contro la mafia e consegnandolo debole ai suoi carnefici. E si doveva soffrire, certamente, quando il resto del mondo politico si mostrava esitante e dubbioso, comunque arrendevole dietro una maschera di falso cinismo, favorendo così gli affari mafiosi. E si soffra oggi, nel mentre gli obiettivi umani più esposti sono (giustamente) protetti con misure libanesi, ma per il resto il controllo territoriale dell’ordine pubblico è un optional.

La mafia è un misto di riconoscimento etnico ed arricchimenti illeciti. Nella prima versione ci riguarda tutti, noi siculi, e sul tema potrei tener lezioni. Ma non è né grave né reato. Nella seconda è devastante, non solo perché criminale, ma anche perché pronta a soffocare, talora nel sangue, quel che le sfugge. Per battere un nemico così forte, capace di approfittare del favore ambientale, occorre mostrarsi più forti nel proteggere la propria morale ed i propri uomini. I mafiosi sono dei disonorati, delle mezze seghe sanguinarie. Ma non li batterà uno Stato debole e bugiardo. Se vuol dare un contributo, il presidente Napolitano, non pianti alberelli in patetici giardini, ma aiuti a raccontare perché Falcone era un uomo onorato e retto e perché fu sconfitto dallo Stato prima che ammazzato dalla mafia. Racconti il peso devastante della magistratura politicizzata e le deviazioni che seguirono. La memoria è preziosa, ha forza enorme, purché non sia bugiarda.

Pubblicato da Libero di lunedì 18 giugno

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