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Ed ora anche il Polo è imploso

La mela a pezzettini

Giochi di potere sempre più lontani dalla gente. Qualcosa si è rotto anche a destra

di Elio Di Caprio - 19 novembre 2007

Qualcosa di molto più profondo di quello che appare si è rotto nel rapporto tra elettori ed eletti, tra opinione pubblica e politica, già dai tempi del governo Berlusconi e ancor più con l"esperienza in corso del Governo Prodi. Tutti a dire che il responso elettorale del 2006 aveva evidenziato irrimediabilmente un"Italia spaccata a metà come una mela con due poli contrapposti di uguale peso .

In effetti la famosa mela a metà è stata fatta subito a pezzettini, prima dal centro sinistra e ora dal centro destra. L"implosione è arrivata ora anche a destra.

Non c"è una patente contraddizione tra l"elettorato che, stando ai sondaggi, vorrebbe una semplificazione della lotta politica e l"incredibile frammentazione che si è prodotta tra partiti e partitini, ognuno con il suo diritto di veto, nell"Italia di oggi? Ha avuto buon gioco Beppe Grillo a sparare nel mucchio di un sistema fossilizzato fin dalla nascita e inadatto a decidere. L"opinione pubblica è passata dalla sfiducia al fastidio e poi all"indifferenza. Il passo è stato breve. Era già difficile seguire e decifrare ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica quello che si nascondeva nelle contese dei partiti di governo ( sempre gli stessi) e poi ci siamo ritrovati con il debito pubblico più alto del mondo. Il sistema è apparentemente cambiato da allora e ognuno dice la sua, partiti, groppuscoli e partitini e la dice ben oltre l"importanza e la consistenza dell"elettorato che rappresenta, sapendo di disporre di un potere di ricatto straordinario, o di estorsione come dice oggi l"ex magistrato e ora Ministro Antonio Di Pietro. Ma la confusione è la stessa, se non maggiore. La guerra di posizione tra i Poli e all"interno dei Poli, a cui non porrà certo fine la nuova formazione inventata dal Cavaliere, sembra riguardare un mondo a parte, indecifrabile e contraddittorio, dove ambizioni, rincorse di potere e trabocchetti sono all"ordine del giorno.

I problemi del caro vita, della sicurezza, del precariato sono lì ad aspettare anche se stanno montando sempre di più non solo nella percezione, ma nella realtà di ogni giorno. Neanche attorno ad essi c"è chiarezza sulle soluzioni che si vogliono adottare. Non bastano a tal fine neppure venti puntate di “Anno Zero”, la pedana televisiva che ormai serve solo a testimoniare lo scollamento crescente del mondo politico rispetto alla realtà circostante. I risultati appaiono sempre più paradossali. A tal punto che il centro destra si frantuma proprio quando i sondaggi lo accreditano come forza vincente rispetto alla debolezza intrinseca del governo Prodi.

Prodi fa finta di aver vinto la guerra dopo l"ultima battaglia parlamentare sulla Finanziaria, ma già sa che tre o cinque deputati o forse più della sua maggioranza vogliono spodestarlo tra qualche settimana. Ma forse è una finta e non è vero. Chi l"ha detto che i fatti debbano corrispondere alle parole e alle dichiarazioni? Così continua il gioco infinito delle aspettative e delle rese dei conti destinate a non essere mai definitive. Al colpo d"ala di Veltroni, velleitario alfiere di un partito dalle mani libere cerca di fare da contrappeso il colpo d"ala di Gianfranco Fini che vuole anch"egli le mani libere ed emanciparsi dal Cavaliere. Solo che il primo può contare su un"ampia base di ex militanti comunisti o ex comunisti, il secondo neppure su quello che è rimasto della base missina o ex missina dopo la diaspora della destra di Storace. Il presidente di An che imputa a Berlusconi una gestione personalistica del centro destra è lo stesso che per primo ha dato un"impronta personalistica al suo partito costretto a inseguire perigliosamente le svolte e giravolte che lui riteneva opportune. Tutte le formazioni di centro destra, con la sola e parziale eccezione degli ex democristiani dell"UDC, sono diventate per necessità o vocazione partiti del presidente che ha sempre ragione, sia esso Berlusconi, Fini, o Bossi. Questa è stata finora la loro forza ma anche il loro limite che ora viene fuori quando si tratta di inventarsi una nuova strategia che sembra debba avere come tappa obbligata il regicidio di Silvio Berlusconi . Ma per andare dove? Il risultato sarà non già una semplificazione del quadro politico, ma un più probabile calo verticale di popolarità dei leaders del centro destra incapaci alla prova dei fatti di ritrovare una leadership condivisa. I problemi del referendum e delle riforme elettorali e costituzionali sembrano il nuovo imprescindibile appuntamento a cui corrono in ordine sparso, tra destra e sinistra, i venti e più partiti rappresentati in Parlamento. Ma chi può giurare che anche questi problemi di vitale importanza per il nostro sistema politico non vengano strumentalizzati ora più di prima, tra un Berlusconi baldanzoso che vuole riaffermare la sua imprescindibile leadership e un Prodi che spera di salvare il suo governo per il rotto della cuffia? Non c"è da essere ottimisti.

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