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Veltroni: l’ultimo della continuità comunista

La lunga solfa delle false primarie

Il ritorno di un berlingueriano come canditato designato alla guida del Partito Democratico

di Davide Giacalone - 31 luglio 2007

Presentate le candidature comincia, a sinistra, la lunga solfa delle false primarie. False per due ragioni: la prima è che, come accadde per Prodi, l’esito è scontato; la seconda è che si finge di voler scegliere il capo dell’ancora non esistente Partito Democratico, ma in realtà si da un nome al pretendente presidente del Consiglio. Consapevole di ciò Prodi aveva annunciato la propria candidatura, poi ritirata in cambio d’alcune parole di circostanza, certo insufficienti a garantirgli la sopravvivenza. Il designato è Veltroni, il quale, da tempo, dice di non essere mai stato comunista, ma la cui candidatura significa l’esatto contrario, essendo l’ultimo tentativo di difendere la continuità con il fu partito comunista.

E’ stato preso in giro, e se lo merita, per quell’affermazione. Che è anche offensiva, perché dice: “ero berlingueriano”. Appunto, Enrico Berlinguer era comunista, e ne era orgoglioso. Ma lasciando perdere quanto si presti all’ironia, quella frase è la rappresentazione di un dramma. Veltroni sa di non potere rinnegare il passato, del quale lui ed i suoi compagni sono figli, cui devono tutto, carriere comprese. Ma sa anche che con quel passato, con una vita costruita grazie a soldi sporchi di sangue, non si va da nessuna parte.

Sa che è legittimo, normale che la principale forza della sinistra rivendichi per sé la leadership, facendola finita con i Prodi ed i Rutelli. Ma sa anche che non è affatto normale sia prevalente, nella sinistra, la componente che fu comunista, intimamente legata, fin nel portafogli, con le più grandi tragedie di una dittatura nemica di ogni libertà. Sa di non avere la forza per fare i conti con la propria e collettiva storia, quindi scantona.

Oramai è divenuto un mago delle parole senza gran significato, un virtuoso della doppia aggettivazione, dove il primo contraddice e neutralizza il secondo. Tutto questo perché la struttura del fu partito comunista, la sua organizzazione, la sua forza economica sopravvivano alla sconfitta politica. Direi storica. Per questo Veltroni è il candidato della continuità. Le chiacchiere nuoviste usate per non condannare il passato, come altrove la sinistra ha fatto. La sua vittoria sarà l’ultimo tentativo d’evitare la nascita di una seria sinistra riformista, senza padri da rinnegare e di governo.

Pubblicato su Libero di martedì 31 luglio

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