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Non esistono più le categorie sociali

La Finanziaria della famiglia

il 55% delle coppie italiane ha un coniuge con un lavoro sicuro.Per questo può rischiare

di Antonio Gesualdi - 11 ottobre 2006

Perché gli italiani e le italiane non si incazzano più? Gli ideologi di qualche decennio fa profetizzavano sempre grandi rivoluzioni sociali purché si associassero il malcontento operaio e quello studentesco, oppure il malessere del ceto medio e quello dei pensionati. Insomma c"era una qualche lettura sociologica e politica possibile - prevalentemente marxista - che poteva permettere una definizione di interessi di classe o di categoria e quindi comportamenti collettivi conseguenti. Oggi queste letture sono più rare, anche se spesso si sentono riecheggiare. Basterebbero solo le citazioni del "ceto medio" che sfilano sui giornali in questi giorni per tramortirci. "Ceto medio" sarebbe colui o colei che percepisce un certo reddito? Poco credibile definire una persona solo in base al reddito. Oppure si sente dire che vi sarebbe un ceto assistenzialista, prevalentemente composto da chi ha un lavoro a tempo indeterminato e nella pubblica amministrazione, e un ceto "produttivo" impegnato nella piccola e media impresa o nei vari ambiti professionali. Non più tardi di un mese fa un settimanale economico nazionale ha calcolato che un dipendente pubblico a tempo indeterminato nel 2005 ha prodotto una media pro-capite di 50 giorni lavorativi non coperti a causa di scioperi, malattie e assenze varie. Mentre un professionista o un lavoratore indipendente mediamente lavora oltre le 45 ore settimanali tutto l"anno.

Non solo, ma visto che siamo in periodo di Finanziaria, aleggia continuamente anche la suddivisione tra evasori fiscali e non, tra lavoratori in nero e non, tra lavoratori a stipendio fisso e non, tra garantiti e non-garantiti. Eccetera, eccetera.

Si dà l"evenienza che non stiamo parlando di marziani, ma di noi stessi e dei nostri concittadini. E" chiaro che c"è tutto questo, ma c"è anche di più.

C"è che questi che, a volte, chiamiamo "ceti" sociali sono imparentati sempre di più tra di loro. Una scorsa veloce ai dati Istat (Rapporto annuale 2002, ultimo disponibile) sui rapporti di parentela e professionali ci dice, in sostanza, che il 55,7% delle coppie italiane è composto da persone - maschio e femmina - che o per il lavoro di entrambi i coniugi o per quello di almeno uno dei due possiamo ritenere al "sicuro". Quelli della logica del "posto fisso", insomma. Di questi il gruppo più numeroso (34%) è composto da lei impiegata e lui dirigente, impiegato oppure operaio. Definisco queste coppie, appunto, "sicure".

Mentre il 41,1% delle coppie italiane è composta da due persone il cui lavoro è libero professionale, imprenditoriale o in proprio oppure indipendente. Si tratta di coppie che, dal punto di vista del solo reddito, definiamo "insicure".

In questo gruppo i sottogruppi sono molto segmentati; quello più numeroso è composto da marito con lavoro indipendente e moglie con lavoro indipendente arriva appena al 13,9%. Naturalmente tra gli "insicuri" ci sono anche le coppie con uno dei due disoccupato o sotto-occupato o, peggio, entrambi disoccupati (ma per questi occorre dettagliare perché gli ammortizzatori sociali non lo sono per tutti).

Appare evidente, quindi, che coloro che possono essere ritenuti meno produttivi - gli impiegati pubblici (che sono soprattutto donne) - all"interno della famiglia permettono le compensazione dei più "produttivi". Insomma un libero professionista che sposa un"insegnante o un"infermiera può permettersi comportamenti professionali più "rischiosi" perchè in famiglia, la coniuge, può salvaguardare un reddito "sicuro". Poco, ma sicuro. Ecco perché l"evasore fiscale potrebbe essere tollerata: l"evasore è un mio parente e la sua evasione viene anche a mio vantaggio. Ecco perché un impiegato pubblico improduttivo può essere tollerato: è un mio parente e il tempo che guadagna lo mette a disposizione della mia famiglia.

Ecco perché il flusso delle entrate fiscali ha andamenti ciclici: tutti sanno che non si può tirare troppo la corda da una parte o dall"altra, ma, comunque, si può tirare.

Quello che il marito toglie alla tassazione, la moglie lo compensa lavorando meno. Quello che il marito, eventualmente è costretto a pagare di più in tasse, la moglie lo compensa passando dal precariato al posto fisso o aumentando i giorni di assenza giustificata dal lavoro.

Quando al marito gira tutto bene aumenta l"evasione e il reddito sicuro che entra è un "di più". Si accumulano risorse e patrimoni. Quando al marito gira male il reddito sicuro viene difeso, anche da chi dovrebbe attaccarlo data una latente improduttività, perché è un reddito, sicuro, della famiglia. Per non parlare del ruolo, in famiglia, dei pensionati! Finchè che coppie "sicure" saranno di molto superiori a quelle "insicure" (oggi siamo intorno al 15%) non avremo nessun vero e profondo malessere o cambiamento. Non esistono più in modo marcato le cosiddette "categorie" sociali.

E un governo che vuol durare ha sempre assunto più che licenziato: se non altro perché i suoi "dipendenti" sono, di fatto, i suoi azionisti. In definitiva tutto si tiene sull"amore tra un marito e una moglie. Pure la Finanziaria di Prodi.

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