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Public Policy

Quello che serve è una incisiva azione di moral suasion

La discussione a Palazzo Koch

La fragilità della ripresa impone che si agisca tempestivamente con opportuni interventi

di Angelo De Mattia - 28 gennaio 2010

Una “giornata particolare”, quella di ieri, nella quale, da un lato, si è svolta, nella sede di via Nazionale, la riunione dei rappresentanti delle principali banche (sostanzialmente, i primi sei istituti) con il Governatore della Banca d’Italia e il Direttorio, dall’altro, sono stati rilasciati i dati sul calo, a gennaio, della fiducia dei consumatori e sull’assenza di miglioramenti, a novembre scorso, nelle vendite al dettaglio, mentre, su di un altro versante ancora, sono cresciute le stime del Fondo monetario internazionale relative al pil italiano dell’anno in corso ( all’1 per cento, 0,8 punti percentuali in più rispetto alle precedenti previsioni ufficiali, e a circa il 4 per cento il pil mondiale ); si attende, poi, il discorso di Obama sullo stato dell’Unione, nel quale è prevedibile che venga affrontato il tema della riforma del sistema bancario, con particolare riferimento agli ultimi provvedimenti annunciati, in un momento nel quale si presenta qualche difficoltà anche per il voto favorevole del Senato alla riconferma di Bernanke alla presidenza della Federal Reserve.

L’incontro in Banca d’Italia serve a disporre di un quadro aggiornato della situazione da costruire con i riferimenti dei rappresentanti delle maggiori banche; ma è soprattutto l’occasione per il Governatore e il Direttorio di svolgere una incisiva azione di moral suasion, per spronare gli istituti ad agire tempestivamente nei versanti nei quali si ritiene vi debbano essere innovazioni e rafforzamenti delle condotte aziendali nella direzione della sana e prudente gestione. Siamo ancora, insomma, nella necessità di non abbassare affatto la guardia, pur non sottacendo l’evoluzione che si è registrata negli ultimi mesi (e la stessa variazione delle stime sopra richiamata).

La discussione a Palazzo Koch è risultata – secondo i riferimenti – molto interessante. I segnali di ripresa dell’economia sono ancora fragili e differenziati tra settori. E’ il punto di partenza dell’analisi. Il problema del credito, in questo quadro, è prevalentemente di domanda, molto meno o per nulla di offerta: è la tesi dei banchieri. Le condizioni di accesso ai finanziamenti sono ora molto meno sfavorevoli ed è la fase congiunturale che influisce sulla qualità del credito, provocandone un ulteriore deterioramento che riguarderà sia il bilancio 2009 sia il bilancio 2010. Quanto alla liquidità, è confermato che le condizioni sono distese e, dunque, non sussistono problemi al riguardo.

Difronte a questo quadro rappresentato dagli esponenti delle banche, è evidente – si deve osservare - che se è la domanda ad essere insufficiente, allora deve agire la politica economica, devono funzionare altre leve – ivi compresa quella fiscale , per l’adozione di misure che riducano lo svantaggio competitivo degli istituti italiani - in luogo di quella dei finanziamenti che, a questo punto, può solo accompagnarsi alle altre misure.

Un tempo, anche se con riferimento a manovre macroeconomiche, si diceva che il cavallo non beve, fuor di metafora che non si chiedono alle banche i prestiti che sarebbe possibile concedere alle aziende. Ma non beve, per rimanere ancora all’espressione metaforica, per problemi che riguardano la sua “salute” – leggi: le condizioni delle imprese – che bisogna affrontare e risolvere, senza procrastinare lo stato dell’infermità, come il sanitario pietoso che non fa altro che aggravare i danni. Sono gli interventi di policy sull’economia reale che debbono essere dispiegati in una visione organica, che non può limitarsi alla sola, pur non trascurabile, politica degli incentivi. Né si può puntare esclusivamente sull’afflusso all’economia reale dei capitali rientrati con lo scudo fiscale. Ci vorrà tempo perché ciò avvenga e non si sa in quale misura si verificherà.

La fragilità della ripresa impone, dunque, che si agisca tempestivamente con opportuni interventi. Certo, ciò non esonera le banche da un’azione propulsiva, nei limiti di quanto è possibile, facendo fino in fondo la propria parte – e sapendo essere “ brave”, come spesso è stato detto – anche in questa fase di fragilità e di incertezze. Si può dire che proprio i ritardi sul piano della trasparenza e dei rapporti negoziali, proprio alcuni persistenti burocratismi e certe prassi deteriori spesso presenti nelle dipendenze degli istituti di credito indeboliscono l’azione che questi ultimi potrebbero svolgere per far meglio capire la situazione in cui si trovano i soggetti che potrebbero ottenere affidamenti e i volumi dei finanziamenti ai quali essi in teoria potrebbero accedere Quanto alla struttura, deve continuare decisamente l’azione di rafforzamento patrimoniale degli istituti. E’ anche la situazione incerta che rafforza questa esigenza.

Ciò significa – come la Banca d’Italia non manca di sottolineare – una rigorosa politica degli utili: sarebbe bene, a questo punto, astenersi dall’assegnazione, per quest’anno, dei dividendi; comunque è necessario privilegiare nettamente l’irrobustimento del capitale. Significa attuare con altrettanto rigore – pur essendo il caso italiano nettamente diverso da molti altri casi in campo internazionale – le prescrizioni in materia di trattamenti variabili per i manager. Comporta, pure, che non vengano emessi prodotti ibridi, e in generale quei prodotti finanziari, che poi la futura riforma del patrimonio delle banche con Basilea 3 - da rivedere con ponderazione - non considererà idonei al rafforzamento patrimoniale. Su questo tema, va tenuto presente che le agenzie di rating si accingono ad operare con una rinnovata definizione dei requisiti minimi di capitale, per cui le banche debbono trovare in ciò una ragione in più per agire in anticipo.

A livello internazionale – è stato ricordato nell’incontro – sono in atto iniziative molto importanti riguardanti il too big to fail o il livellamento del “ campo di gioco”. Le riforme saranno definite con saggezza. Ma, nel frattempo, tutto ciò che si può fare nella direzione delle auspicate riforme, a partire da quanto si è detto sul capitale, va realizzato. Nel corso dell’incontro vi è stata anche una generale valutazione della riforma Obama, lungo la linea indicata dal Financial Stability Board. In definitiva, un momento importante di riflessione, anche in vista delle prossime uscite pubbliche del Governatore, in particolare a Davos e all’incontro annuale degli operatori finanziari, il cosiddetto Forex., nel quale solitamente vengono impartiti indirizzi e raccomandazioni dell’autorità monetaria.

E’ l’ora del fare (per usare un verbo abusato). Alle banche italiane, meno toccate dalla crisi rispetto a molte altre estere, spetta ora dimostrare di essere capaci, rafforzandosi, di affrontare adeguatamente anche la fase che sarà caratterizzata dal ritiro delle misure monetarie straordinarie e di concorrere alla ripresa dell’economia reale.

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