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Scienza e scuola: le scelte dei giovani

La crisi del pensiero scientifico

Un gruppo di lavoro finanziato dalla Commissione europea sta studiando il caso

di Antonio Gesualdi - 08 gennaio 2007

Niente paura, è finita un"epoca. I primi dati delle iscrizioni al prossimo anno scolastico sembrano confermare un trend di qualche anno: spariscono ragionieri, maestre, geometri e tecnici e aumentano i liceali. I primi indirizzi di studio, in dieci anni, sono calati dal 25 al 42% degli iscritti mentre i licei sono cresciuti dal 23 al 26%.
Non c"entrano niente né la riforma Moratti, né l"economia. E" un processo della mentalità occidentale che sta andando a maturazione. Scordiamoci il ragionier Fantozzi e tutti quei professionisti, ma solo diplomati, degli anni dell"alfabetizzazione collettiva. Oggi siamo nell"epoca dell"acculturazione e lo si vede da come si è allungata - di molto - l"età al primo figlio: ciò significa che diventare adulti è più lungo e complicato.
Dunque il liceo rappresenta una fase propedeutica all"apprendimento - non necessariamente una scelta per svolgere una determinata professione: la scelta si farà negli anni dell"università e in quelli immediatamente successivi. Ecco perché è meglio il liceo dell"istituto tecnico o professionale! La questione non riguarda soltanto l"Italia e quindi non c"entra niente la politica della scuola. Anzi, la politica della scuola, nel nostro Paese, viene fatta solo per gli insegnanti e il personale di supporto. Degli studenti non frega niente a nessuno. Di loro si occupano le rispettive famiglie: e lì dipende molto dalla fortuna, dalla famiglia nella quale si nasce. Generalmente, oggi, la classe media può permettersi un figlio all"università.
La Commissione Europea ha voluto finanziare un gruppo di lavoro per capire perché i giovani non scelgono più gli indirizzi tecnici e scientifici. Il gruppo sarà presieduto da Michel Rocard, ex primo ministro francese, socialista. Sapete cosa propone a riferimento, l"Unione Europa, per convincere i giovani a studiare materie "esatte" (o "astruse", che dir si voglia)? Cose del tipo: aprire un portale internet per l"insegnamento delle scienze come Xplora (http://www.xplora.org/ww/en/pub/xplora/), oppure pubblicare un giornale "Scienza a scuola" o (peggio!!!) organizzare un festival "La scienza in scena" come quello che andrà in scena a Grenoble dal 2 al 6 aprile prossimo. Tutte cose che sembrano indicare, al contrario, una vera crisi del pensiero scientifico. In Italia abbiamo avuto perfino il primo "festival dell"economia": come dire finita l"epoca di Sanremo comincia quella degli scienziati. Personalmente sono convinto che i nostri giovani (e le loro famiglie) torneranno a puntare sulle materie scientifiche quando gli scienziati torneranno a studiare e a chiudersi nei laboratori e usciranno dagli studi televisivi o scenderanno dai palcoscenici. Altrimenti che senso ha studiare tanto per poi farsi conoscere solo per qualche comparsata televisiva? Tanto vale studiare "scienze" (sic!) della comunicazione.

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