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Public Policy

Ma i mass-media non vanno oltre la denuncia

La casta politica e il sistema

Con il bipolarismo all'italiana sono aumentati i "mantenuti" della politica

di Elio Di Caprio - 28 maggio 2007

Passerà anche questa. L"improvvisa scoperta dei costi della politica occupa i giornali e la televisione generando una delle periodiche ondate di qualunquismo che si infrangono sugli scogli per tornare tranquillamente indietro senza che nulla cambi in attesa del prossimo evento mediatico che distolga l"attenzione del cittadino comune. Tanto sono tutte cose risapute e sostanzialmente tollerate se non superano un livello di guardia. Ma chi stabilisce il livello di guardia? Gli stessi mass media che presumono di anticipare ed interpretare (o forse fomentare?) il malessere degli italiani o la classe politica che potrebbe sempre in ultima istanza autoassolversi in quanto espressione democratica e liberamente eletta della cosiddetta società civile? Forse il problema sta altrove. Se si considera, con un po’ di velleitarismo e ingenuità, la politica come servizio ai cittadini, i suoi costi potrebbero essere tollerati e accettati in cambio dei servizi resi alla collettività. Ma non è evidentemente così se alla classe politica odierna manca la virtù della lungimiranza dei nostri interessi ultimi e se non si vede traccia di comportamenti esemplari da parte di coloro che in qualche modo dovrebbero farci da guida.
Non c"è nessun “deus ex machina” alle porte, nessun miracolo alla Sarkozy invocato ora a destra e a sinistra per stabilire o ristabilire un nuovo punto di partenza condiviso dalla maggioranza del Paese. Le vicende del "92 e dintorni con il collasso del precedente sistema di potere e di governo hanno insegnato quanto sia difficile una rottura completa con il passato e solo ora analisti e commentatori autorevoli si domandano se sia stata più propaganda che realtà parlare di passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. E" come se, dopo cambiamenti più virtuali che reali, il ceto politico sia tornato a ricompattarsi, a chiudersi in se stesso e nei suoi privilegi, ad autoalimentarsi non mostrando alcun interesse a mettersi in disparte o a rimettersi in gioco su nuove prospettive e nuovi progetti.

Del resto anche nel primo periodo della nostra storia repubblicana fino al "92 che ha visto il prevalere del potere immobile e incontrastato della DC gran parte del ceto politico aveva trovato la propria cuccia di convenienza e di sopravvivenza attraverso le intese consociative con il PCI o il condominio di interessi con il Psi di Craxi. Nemmeno il terrorismo aveva sconvolto più di tanto il quadro politico e solo l"intervento di una magistratura politicizzata ruppe infine l"equilibrio. Ma allora non c"era alternanza e si poteva imputare tutto il male possibile o tutto il bene possibile al motore centrale della Democrazia Cristiana. Ora l"alternanza c"è, il ricambio è possibile, ma il bipolarismo raccogliticcio che ci siamo dati non ha prodotto una maggiore chiarezza su programmi e responsabilità. Con chi prendersela visto che regna la massima confusione nelle posizioni politiche all"interno dei due poli di maggioranza e di opposizione, con il centro destra prima e con il centro sinistra ora? Si possono stendere mille programmi elettorali, contraddittori ed evanescenti per carpire il consenso dell"elettorato, ma poi il momento delle scelte e delle decisioni viene continuamente rinviato per far posto a compromessi di piccolo cabotaggio. Di ciò è pienamente avvertita l"opinione pubblica sempre più insofferente e sfiduciata per le promesse non mantenute e per le sparate propagandistiche amico-nemico che poi non inficiano la complementare convenienza di questa destra e di questa sinistra a mantenere il sistema immobile così come è. La crisi pre-nascita del partito democratico, con le scissioni e le diaspore continuamente annunciate e attuate dimostra quanto sia difficile battere vie presuntamente nuove con il vecchio personale politico che non ha alcuna intenzione di abbandonare le poltrone di potere.

Tutti parlano di ricambio generazionale, ma esso potrà realizzarsi a livello politico non per un normale avvicendamento fisiologico, come sarebbe naturale, ma soltanto se e nella misura in cui ciò sarà conveniente alle nomenclature che governano i partiti raccolti nei due poli di governo e di opposizione. E" anche questo un costo della politica o non piuttosto un difetto di sistema? E" facile ora battere la grancassa sui 180 mila stipendiati della politica e su quanto le loro spese incidono sul bilancio dello Stato, ma sarebbe più logico domandarsi perchè siamo arrivati a questo punto ed ammettere che siamo di fronte ad una nuova sorta di consociativismo, non più tra la DC e il PCI di vecchia maniera, ma tra nomenclature di partito che, in questo sistema bipolare di alternanza immaginaria, tutto farebbero tranne che mettere in discussione i privilegi di casta recentemente acquisiti.

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