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Il Tremonti-pensiero ora teme il fascismo

La battaglia di Robin Hood

Vecchi spauracchi che non riescono a interpretare le nuove realtà

di Elio Di Caprio - 16 giugno 2008

Riuscirà il nostro piccolo Tremonti- Robin Hood ad aver ragione delle speculazioni internazionali, prima quelle sui sub-prime e ora quelle sul petrolio per dare più cibo ai poveri, come egli dice? E una volta tornato in Italia da Osaka e dal G8 come modellerà la sua finanziaria italiana di difesa dei ceti deboli (nazionali?

Si inventerà una sorta di nuova finanza creativa, questa volta senza i condoni e le sanatorie del governo Berlusconi di due legislature fa? Staremo a vedere con quale coerenza trasfonderà le sue idee “globali” nella piccola realtà italiana, ammesso che glielo lascino fare. Nessuno ha messo mai in dubbio le capacità tecniche del nostro titolare dell"Economia anche se qualche legittimo dubbio può venire sulle sue responsabilità politiche nella gestione dell"euro in Italia dopo il 2001. Resta però poco convincente quella sorta di filosofia storicista che sta dietro il suo nuovo spirito anti-global che ha già suscitato in Italia dibattiti ed interesse persino nell"estrema sinistra.

Il meno che si possa dire è che si avverte un certo stridore tra l"immagine superficialmente ottimista che la persona di Berlusconi con il suo governo di “svolta” cerca di infondere e rappresentare per risolvere tutti in una volta i problemi italiani e il pessimismo globale sparso a piene mani da Giulio Tremonti che fa temere anche per l"Italia conseguenze sociali e politiche sempre più tormentate e dirompenti. L"Italia non è un"isola ed è il Paese europeo che maggiormente sconta le conseguenze della nuova era globale essendo arrivata a questo appuntamento epocale con il maggiore debito pubblico – che è nazionale, non è regionale e tanto meno europeo – un"economia che non va avanti, un sistema pubblico non all"altezza di rispondere alle dinamiche che si sono innestate nell"ultimo quindicennio, una criminalità organizzata che nessuna “Mani pulite” è riuscita mai a sconfiggere. Per non parlare del deficit di coesione nazionale che negli ultimi anni è aumentato in via preoccupante.

Con gli ultimi allarmi del Tremonti ideologo vengono messi in guardia gli occidentali perchè non incorrano in un nuovo fascismo (occidentale? Europeo?) per la scomparsa dei ceti medi e per l"istinto delle società nazionali ad auto proteggersi dai nemici di fuori, a difendersi con qualsiasi mezzo anche a costo di nuove svolte autoritarie.

Siamo di nuovo allo spauracchio fascista per darsi ragione dell"instabilità delle società europee – il referendum irlandese anti Europa sembra confermare un generale stato d"animo di insofferenza e di sbandamento- che rimette in causa i modelli democratici che ci siamo dati nell"ultimo mezzo secolo o quanto meno esprimono la sfiducia nelle élites che pretendono di governare e interpretare i bisogni delle società di massa come prima, con gli stessi strumenti. Le contraddizioni da dominare sono tante, nel teatro-mondo tutto si tiene con difficoltà, basterebbe pensare ai problemi ambientali, energetici, alimentari.

L"ultima cosa che ci saremmo aspettata, una volta caduto il comunismo, è la riemersione della categoria fascismo come interpretazione - chiave di quello che succede o può succedere. Ma tutto ciò è in qualche modo anche la smentita alle vecchie propagande ideologiche su dove è il bene e dove è il male, senza andare oltre ad analizzare la complessità dell"agire politico nelle società moderne.

Si fa finta di scordarsi che il fascismo, prima italiano e poi europeo, è nato a seguito e non prima della Rivoluzione d"ottobre a Mosca. Come si fa a parlare di fascismo, assurto ancora una volta a categoria universale, senza più comunismo – nessuno seriamente pensa ad una riedizione dell"esperienza comunista – in un mondo senza frontiere dove possono venire alla luce i localismi tribali ma non certo un nazionalismo di offesa e di conquista?

Le frontiere hanno assicurato finora un certo ordine nella gestione delle comunità nazionali. Una volta cadute o quanto meno rese più permeabili alle grandi migrazioni di massa il meno che ci si potesse e possa attendere è proprio il disordine che può arrivare nel giro di pochi decenni all"ingovernabilità secondo i vecchi schemi. Come difendersi? Con l"autoritarismo? Con le ronde di notte? Per non parlare della finanza senza frontiere che già imperversa e impoverisce popoli e interi ceti sociali. Come e chi è in grado di difendersi e di difenderci? Con la “Robin tax” a petrolieri e banchieri?

Difendersi dunque, paura e speranza, come dice Tremonti. Ma che c"entra il fascismo? Lasciamo da parte i tanti luoghi comuni che non interessano più nessuno. I conservatori americani parlano apertamente di nazi-islamismo cogliendo delle superficiali affinità di fede e irrazionalità tra i nazisti e gli islamisti che vogliono cambiare il mondo. Ma allora anche Bush, occupando l"Iraq non potrebbe sottrarsi - e infatti non si è sottratto - all"accusa di fascismo per una guerra di sapore imperialistico diretta al controllo delle risorse petrolifere del pianeta. Probabilmente al cinese medio non farebbe né caldo né freddo l"accusa o la definizione di fascismo (concetto europeo) per un regime che resta autoritario come quello cinese e non più comunista essendosi sviluppato grazie all"iniziativa privata ed al capitalismo senza frontiere.

Adesso arriva Tremonti e ci parla di fascismo. Il problema è invece molto più semplice e complicato: manca un governo globale per i problemi globali. Forse ci arriveremo a fatica, ma senza fascismo e senza comunismo. Nell"attesa possiamo fare ben poco e quel poco lo possiamo fare avendo come punto di vista di partenza le realtà oggi nazionali e domani europee. Il resto è regressione o inutile spauracchio.

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