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Il dominio della Russia è pericoloso

L’Europa e il problema dell’energia

Manca una politica energetica comune, per il nucleare e per le fonti alternative

di Davide Giacalone - 11 gennaio 2007

L’approvvigionamento di materie prime per la produzione d’energia è questione di sicurezza nazionale, un’eventuale incertezza indebolisce e spezza la nostra stessa sovranità. Fuori dal mondo bipolare della guerra fredda ciascun Paese europeo è troppo piccolo e tendenzialmente irrilevante per potere affrontare da solo il problema. In passato abbiamo subito lo shock petrolifero, la richiesta dei produttori di più alti prezzi e la minaccia di minore estrazione. Ce ne siamo andati in bicicletta per qualche domenica, abbiamo messo mano al portafogli e superato la crisi, perché i Paesi produttori non avevano alternative geopolitiche. Ora le cose stanno in modo diverso, e più scomodo.

La Russia è la principale fonte di petrolio, per gli europei, ed ha il dominio anche nel gas (se si eccettuano le estrazioni fatte da Paesi membri). Oggi non pone un problema di prezzo, ma utilizza le materie prime per riaffermare un dominio geopolitico su Paesi che si sono resi indipendenti, come l’Ucraina e la Bielorussia. Ha diminuito l’erogazione, ufficialmente perché accusa questi Paesi di prelievi illegittimi dai condotti che passano sui loro territori. Gli europei hanno protestato subito per la diminuita fornitura, ma pur non avendone un danno immediato essi si sono rivoltati come può farlo un compratore che ha diritto alla merce che intende pagare, non come una potenza politica che pone anche il problema dell’indipendenza dei Paesi che si trovano fra i confini europei e quelli russi. Il gigante economico europeo ha bisogno d’energia, ma è un nano che non produce politica. Di questo la Russia approfitterà, il che non dipende tanto dalla volontà di Putin, quanto da quel che è costante nella storia di quell’impero. Ecco perché il problema è di sicurezza, non più strettamente militare.

L’Europa ha bisogno di una politica energetica comune, assai più che di una carta costituzionale, perché gli altri fornitori cui può rivolgersi non sono necessariamente più sicuri ed affidabili né mancano clienti concorrenti, come la Cina. Serve una comune politica per il nucleare, per le fonti alternative, uscendo dall’illusione che sia risolutiva qualche furbata nazionale. La posta in gioco è l’Europa stessa, il suo rapporto atlantico ed il suo valore internazionale. Il tempo non lavora per noi.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero dell’11 gennaio 2007

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