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La valuta americana cala da un decennio

L’euro, il dollaro e i maiali

Calo dell’export, concorrenza sui mercati, danni ai settori non protetti

di Antonio Gesualdi - 05 dicembre 2006

Da più di un decennio, tra dicembre e gennaio, il dollaro flette. Oggi siamo alle solite: sui mercati europei all"avvio degli scambi l"euro si rafforza sul biglietto verde a 1,3275. Dollaro debole anche nei confronti della sterlina e dello yen. Il dollaro, in realtà, ha perso il 50% in tre anni, ma solo in Europa. Ha perso pochissimo, invece, rispetto a yen e yaun perché sia il Giappone che la Cina le loro valute le fanno "scivolare" assieme al dollaro. Loro, cinesi e giapponesi, non hanno le smanie dei burocrati europei. La newsletter finanziaria di Bill Bonner, The Daily Reckoning, ha suggerito, addirittura, di cominciare ad investire nella Seaboard Corporation. Un bel salto dalla new-economy alla Seaboard (alla fine vi dirò cosa produce).

Oggi 28,35 grammi di oro costano 600 dollari. Dunque un biglietto verde vale un seicentesimo di un"oncia d"oro. La Federal Reserve in poco più di quattro anni ha aumentato la massa monetaria (M2) del 34%, mentre la M3 del 40%. Rispettivamente un aumento di circa 1.6 e 2.6 Trilioni. Si consideri che nel 1980 la M2 era di circa 1.5 trilioni mentre la M3 ammontava a meno di 2 trilioni. In appena 4 anni e qualche mese i due aggregati monetari di maggior importanza sono quindi cresciuti in valore assoluto per una cifra maggiore di quella totale esistente appena 24 anni prima e maturata nel corso di oltre 200 lunghi anni di storia americana.

Nel frattempo, lo stock mondiale di oro cresce dell’1,7 % annuo e si stima che sotto terra vi siano ancora 155 mila tonnellate, oltre 5 miliardi di once. Significa che abbiamo avuto circa 25 milioni di once "nuove" negli ultimi tre anni. Significa anche che per ogni oncia di oro la Federal Usa ha emesso 120.000 dollari. Una bella sproporzione dall"1/600 al valore a spanne di 1/120.000. Ecco perché il Daily Reckoning è terrorizzato dalla possibile iperinflazione in agguato e dal possibile tonfo del dollaro. I tedeschi ritengono insostenibile il limite di 1,40, alcuni Nobel dell"economia era terrorizzati già dall"1,30, gli inglesi sono già corsi ai ripari standosene fuori dall"Unione europea, e tutti gli altri, soprattutto l"Italia ne soffrono e ne soffriranno ancora molto. Dollaro debole, infatti, significa riduzione delle esportazioni, forte concorrenza sui mercati internazionali, gravissimi danni per i settori non protetti.

Daily Reckoning oggi consiglia ai risparmiatori di trascurare gli «investimenti» ultrasofisticati nei derivati, negli strumenti finanziari e negli hedge fund (tra l"altro dove si entra con difficoltà) e indica come promettente, appunto, la Seaboard Corporation, azienda specializzata nell"allevamento di maiali. Roba antica, puzzolente. Grugniti. Ma roba che si mangia anche se è low-tech e non è "avanzata". E se il dollaro dovesse continuare su questa strada, i deficit gemelli continuare a salire, e l"Europa continuare a non vedere che l"accrocchio dell"Unione così come è non funziona a livello globale, investire in maiali non è poi un"idea così strampalata. Qualcosa da mangiare bisognerà pur averla e una salsiccia è sempre meglio di niente, no?

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