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Il valore sociale diventa valore economico

L’etica paga, ma nessuno se ne accorge

L’Italia indietro nella creazione di un indice e governo e risparmiatori latitano

di Paolo Bozzacchi - 07 dicembre 2005

Un frutto maturo non colto. Si presenta così la finanza etica in Italia. A livello globale, infatti, negli ultimi tre anni gli investimenti socialmente responsabili hanno reso il 7% in più delle Borse. Sia sulla lunga distanza che nel breve periodo la concorrenza è stata sbaragliata, dimostrando come il valore sociale si trasformi automaticamente, nel tempo, anche in valore economico. Ma nonostante questi numeri di tutto rispetto, nessuno nel nostro paese sembra essersene accorto.

A cominciare dagli istituti tradizionali responsabili della vendita di questi prodotti, che hanno in listino solamente 45 fondi etici, contro le migliaia di altri fondi cosiddetti “tradizionali”. Quasi ad averli come oggetti “da vetrina” di cui vantarsi con i clienti, senza però puntare seriamente a venderli.

Per proseguire con i risparmiatori, tanto che il patrimonio dei fondi etici, seppure in crescita del 12,5% nei primi sei mesi di quest’anno, rappresenta un misero 0,5% del totale del risparmio investito in fondi comuni, contro il 2% della Gran Bretagna e il 5% degli Usa. A parziale giustificazione di questa diffidenza delle “formichine nostrane”, potrebbero essere evocati i costi maggiori dei fondi etici (1,68% contro l’1,28% dei prodotti tradizionali), ma anche questa argomentazione non convince del tutto, e lascia pensare, piuttosto, che la mentalità dell’investitore medio italiano sia comunque più edonistica (minimo sforzo per il massimo ritorno), che socialmente responsabile.

Lo stesso dicasi per il governo, in particolare per il Ministero del Welfare, in grado in cinque anni di mettere a punto il solo progetto CSR-SC (Corporate Social Responsabilità-Social Commitment), che aveva come scopo principale quello di mettere le imprese nelle condizioni di valorizzare le proprie caratteristiche di responsabilità sociale, attraverso la costituzione di uno sportello CSR in ogni sede locale delle Camere di Commercio. Ebbene, a tre anni dal lancio dell’iniziativa, circa metà delle Camere di Commercio non ha ancora messo in piedi nulla, e l’altra metà annovera sportelli aperti a giorni alterni e anche casi di addetti che ricevono solo per appuntamento. Con buona pace dell’etica di governo!

Non solo in questo modo si dimostra inefficienza, ma soprattutto si perde un’ottima occasione per mettere banche, imprese e cittadini italiani nelle condizioni di essere d’esempio ai partner europei e ai paesi emergenti. Magari riempiendosi anche le tasche. La mela sull’albero, quindi, resisterà all’inverno, fino alle elezioni. Poi, però, potrebbe in fretta marcire.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.