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In 20 anni passerà da 70 a 95 milioni d’abitanti

L’Egitto a rischio sovrappopolazione

La cultura familiare porterà ad una crescita demografica economicamente insostenibile

di Antonio Gesualdi - 17 giugno 2005

Nel 1937, in Egitto, una fatwa in favore della limitazione delle nascite fa dell'Islam la prima delle tre grandi religioni monoteiste nel riconoscere lecita la contraccezione. Era già nata la paura della sovrappopolazione: l'Egitto aveva poco più di 15 milioni di abitanti. Nel 1966 sarà raddoppiata e oggi gli egiziani sono circa 70 milioni. Saranno 95 milioni nel 2025 e 113 nel 2050. Negli anni ottanta la pratica della contraccezione è passata, tra le donne sposate, dal 22,8% nel 1980 al 44,8% nel 1990. Il tasso di natalità era il 43,8 per 1000 nel 1961 e il 26,2 nel 1991. Ma il tasso di crescita della popolazione è ancora oggi del 2,1% l'anno. La paura della sovrappopolazione e della povertà non ha ancora trovato soluzioni.

Il primo periodo di forte calo della natalità durante gli anni di Nasser è coinciso con l'arrivo agli anni fecondi delle donne scolarizzate. In Egitto i precetti islamici hanno influenza notevole sull'andamento della popolazione. Il tasso di celibato, ad esempio, è bassissimo: tra coloro che hanno 45-49 anni solo il 2% degli uomini e l'1,5% delle donne non sono mai stati sposati. Le nozze sono una tappa fondamentale nella vita di un egiziano anche se l'anno del matrimonio si è alzato notevolmente e attualmente gli uomini si sposano mediamente a 28,4 anni e le donne a 21,9 con uno scarto di 6,5 anni. I matrimoni tra consanguinei, prevalentemente tra cugini di primo grado, sono - come generalmente in tutti i paesi islamici - il 42,3%. La regola di matrimoni con alta differenza di età tra maschi e femmine produce una certa eccedenza di giovani donne da sposare. Quindi una dose di poligamia e il divorzio fanno da meccanismi regolatori di questo processo. Si stima che la poligamia sia stata al 12,1% nel 1935 e sia passata al 5,3% a fine secolo. Tra l'altro sarebbe più opportuno parlare di bigamia e non poligamia perché l'uomo egiziano, solitamente, divorzia dopo essersi risposato. All'inverso delle società occidentali, però, in Egitto il divorzio è in via di regressione: si contavano 49,4 divorzi per 100 matrimoni nel 1931-36 contro i 14 di oggi.

Quanto all'istruzione in Egitto rimangono forti le contraddizioni che separano le generazioni e i sessi. L'istruzione viene data, come ovunque, alle giovani generazioni, e quindi soprattutto le donne nate negli anni settanta godono di un'istruzione molto superiore ai genitori. D'altro canto le regole sociali (matrimonio, lavoro, ecc.) fanno sì che a mantenere il potere siano le vecchie generazioni e soprattutto i maschi. Questo produce una forte scollatura tra le posizioni di autorità nella famiglia e nella società con le evoluzioni delle mentalità. Scollature che si misurano con un'evoluzione allarmante della povertà: il 30% degli egiziani nel 1982 viveva sotto la soglia di povertà, ma nel 1996 erano già oltre il 48%. Oggi i disoccupati sono soprattutto i giovani diplomati (96%!). E' caduto il mito della promozione sociale attraverso l'istruzione - anche per la qualità dell'istruzione ritenuta non adeguata - e questo potrebbe compromettere anche gli andamenti demografici e far tornare le famiglie ad "investire" su più figli per assicurare la vecchiaia ai genitori piuttosto che pochi figli e molta istruzione.

Nel 2001 il governo egiziano ha ammesso che le politiche di pianificazione familiare hanno ottenuto risultati insufficienti. Il presidente dell'Amministrazione centrale di statistica egiziana ha dichiarato che a questo ritmo nel 2029 gli egiziani saranno 123 milioni e dovranno "produrre o importare l'equivalente di due volte le attuali consumazioni di grano". In un paese in cui il deserto occupa il 95% del territorio e dove oltre 100 milioni di abitanti dovranno vivere su appena 35.000 chilometri quadrati (come i Paesi Bassi) sarà possibile mantenere l'equilibrio o aumenterà la povertà?

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