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Uno Stato-fantasma in mano alle mafie

Kosovo, una situazione esplosiva

L'indipendenza di Pristina può generare un effetto domino tra Russia, Usa e Ue

di Alessandro D'Amato - 20 febbraio 2008

Una situazione esplosiva, di quelle che portano con sé più pericoli che opportunità. Il giorno dopo, l’indipendenza del Kosovo dichiarata con l’appoggio degli Stati Uniti, e a discapito della Serbia e della Russia, porta con sé non pochi problemi sia per la Ue che per l’Italia. La quale con l’Europa dell’est, oltre a rapporti di buon vicinato, intrattiene anche ottime e proficue relazioni economiche – oltre 450 aziende italiane sono oggi nella sola Serbia, 7 miliardi di euro è l’ammontare complessivamente investito nell’intera regione – che rischiano di avere tutto da perdere da una crescita della tensione nell’area. L’errore iniziale è stato quello di accettare un processo di indipendenza per uno Stato che è a terra dal punto di vista economico. Il pil 2006, dopo la recessione dell’anno precedente, ha avuto una crescita del 3% – contro il 7% della Serbia – ma la bilancia commerciale era in deficit per oltre un miliardo di euro. Un’economia praticamente ferma al palo, foraggiata dagli aiuti internazionali (due miliardi e mezzo di aiuti arrivati in questi anni dall’Occidente) e sulla quale pesano soprattutto le attività illecite. Stando alle stime dell’Interpol, da qui ad esempio passa l"80% del traffico di eroina del vecchio continente. Si parla di volume d’affari totale pari a un miliardo di dollari e di un flusso mensile compreso tra le 4 e le 6 tonnellate di droga. In più, c’è il riciclo di denaro frutto di attività illecite, che verrà incentivato dalla raggiunta indipendenza. Ma soprattutto, la situazione è esplosiva dal punto di vista geopolitico. Per la Ue, riconoscere l’indipendenza del Kosovo ha voluto dire infrangere il tabu dell’unanimità interna. Perché sia Cipro, Grecia e Spagna, che Romania, Bulgaria e Slovacchia erano ostili a questa decisione: per problematiche diverse, che si possono ricondurre principalmente al rischio che alcune spinte autonomistiche presenti in questi Paesi prendano ad esempio il caso di Pristina. E la prova di forza di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia su una questione così delicata costituirà un pericoloso precedente decisionale per gli anni a venire. Ma il rapporto che ormai appare del tutto incrinato è quello con Putin. Gia Russia e Serbia sono legate da un rapporto strettissimo dai tempi dello zar, e per questo Mosca non ha mai deciso di non ottemperare a quello che ritiene un suo dovere storico e morale: appoggiare e difendere i “fratelli” dei Balcani. In questa occasione il presidente russo ha subito bellicosamente chiesto alla Ue di riconoscere anche gli Osseti del sud, a discapito della Georgia, per mettere in difficoltà un Paese che gli è ostile. E a smuovere la stabilità del Caucaso, dove tanti interessi comuni hanno Usa e Ue. L’azione di Putin, soprattutto, servirà a rinsaldare i vincoli con i serbi, in ottica forzosamente antieuropea; e persino a sussurrare all’orecchio dei turchi che la Grande Madre è un polo d’attrazione più affidabile di Bruxelles, dove si riconoscono comunità più piccole di quella curda, con tutto ciò che ne consegue. In più, con questa mossa la Ue non riesce certo a correggere il clamoroso errore geostrategico che la portò a non muoversi per impedire il genocidio dei kosovari voluto da Slobodan Milosevic nel 1999. Un’ignavia che spianò il campo alla Nato e a Clinton e che permette ancora oggi agli Stati Uniti di essere la “stella di riferimento” delle nazioni dell’area, con Bruxelles condannata ancora ad inseguire. I rischi di un effetto-domino ci sono tutti: gli stessi Balcani potrebbero finire in un altro circolo vizioso, a causa delle tensioni interne di Grecia, Macedonia, Bulgaria e Albania. Anche perché bisogna ricordare che la prima guerra mondiale è scoppiata proprio a causa di un attentato nei Balcani, nel quale perì l’erede al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando. Una miccia che andò ad incendiare una polveriera già innescata, è vero. Ma, viste le premesse di questa indipendenza, il rischio concreto è che l’indipendenza del Kosovo possa far partire una guerra di natura economica tra gli attori in ballo: Usa, Russia, Ue e (purtroppo) anche l’Italia. Una guerra non meno pericolosa di quelle che coinvolgono di solito gli eserciti.

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