Pd senza futuro
Inutile unanimità
Il Pd s’è cacciato in un vicolo cieco. Non ne esce per paura di guardare in faccia la realtà e ora chiede a Giorgio Napolitano di tracciare lui una possibile strada.di Davide Giacalone - 08 marzo 2013
L’unanimità sul nulla. Tutti insieme, ma con lo sguardo perso. Marciare uniti, senza sapere verso dove. Così è andata la direzione del Partito democratico.
Pier Luigi Bersani conferma l’offerta di collaborazione a Beppe Grillo (che rifiuta insultando) e ripete: mai accordi con il Pdl. Massimo D’Alema ha detto l’opposto: basta con la minorità culturale e la paura degli “inciuci”, il guaio della seconda Repubblica è che non si sono mai fatti accordi e, difatti, non si sono risolti problemi. Matteo Renzi se ne è andato silente, ma la sera prima aveva fatto sapere che in un Paese normale si sarebbe già fatto un accordo fra Pd e Pdl. L’unanimità attorno a Bersani non è solo fasulla, ma fatta da chi non ci crede minimamente.
Hanno tutti paura che se facessero quel che devono, mettendo in sicurezza l’Italia, darebbero un vantaggio a Grillo. Invece lo favoriscono proprio scappando alle responsabilità e abbandonandosi al vaniloquio. Interessante l’intervento di Stefano Fassina, responsabile del settore economia. Ha sostenuto che non è possibile accettare l’asimmetria economica creata dall’euro, che non si può vivere in un’area in cui la Germania si finanzia gratis e noi vediamo crescere i tassi, che il rigore uccide la speranza di ripresa. E dato che è da escludersi l’uscita dall’euro è necessario rinegoziarne le condizioni. E’ quel che scriviamo da anni, da quando è cominciata la crisi dei debiti sovrani, talora sbeffeggiati da una sinistra che vedeva nello spread la condanna di un governo, se non di una persona, sottovalutandone la portata sistemica. Ben arrivato. Ma come sperano di rinegoziare, presentandosi con un governo dipendente dai voti da chi vuol fare un referendum sull’euro e avendo detto che se ne deve uscire? E’ una ipotesi insensata.
Il Pd s’è cacciato in un vicolo cieco. Non ne esce per paura di guardare in faccia la realtà e ora chiede a Giorgio Napolitano di tracciare lui una possibile strada. Perché ci riesca, però, occorre una sinistra che sia sulla posizione di Renzi. L’unica che possa candidarsi a governare. Per ora serve l’accordo, e serve subito. Mario Monti ha aggiunto la ciliegina: meglio le elezioni di un governo antieuropeo. Sicuro, ma meglio ancora ragionare ed evitare la rovina collettiva. Quello di ieri è stato un rito. Speriamo solo inutile e non funebre. Certo non la dimostrazione che s’è capito il voto degli italiani.
Hanno tutti paura che se facessero quel che devono, mettendo in sicurezza l’Italia, darebbero un vantaggio a Grillo. Invece lo favoriscono proprio scappando alle responsabilità e abbandonandosi al vaniloquio. Interessante l’intervento di Stefano Fassina, responsabile del settore economia. Ha sostenuto che non è possibile accettare l’asimmetria economica creata dall’euro, che non si può vivere in un’area in cui la Germania si finanzia gratis e noi vediamo crescere i tassi, che il rigore uccide la speranza di ripresa. E dato che è da escludersi l’uscita dall’euro è necessario rinegoziarne le condizioni. E’ quel che scriviamo da anni, da quando è cominciata la crisi dei debiti sovrani, talora sbeffeggiati da una sinistra che vedeva nello spread la condanna di un governo, se non di una persona, sottovalutandone la portata sistemica. Ben arrivato. Ma come sperano di rinegoziare, presentandosi con un governo dipendente dai voti da chi vuol fare un referendum sull’euro e avendo detto che se ne deve uscire? E’ una ipotesi insensata.
Il Pd s’è cacciato in un vicolo cieco. Non ne esce per paura di guardare in faccia la realtà e ora chiede a Giorgio Napolitano di tracciare lui una possibile strada. Perché ci riesca, però, occorre una sinistra che sia sulla posizione di Renzi. L’unica che possa candidarsi a governare. Per ora serve l’accordo, e serve subito. Mario Monti ha aggiunto la ciliegina: meglio le elezioni di un governo antieuropeo. Sicuro, ma meglio ancora ragionare ed evitare la rovina collettiva. Quello di ieri è stato un rito. Speriamo solo inutile e non funebre. Certo non la dimostrazione che s’è capito il voto degli italiani.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.