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Territorio e partecipazione

Infrastrutture: ecco l'Agenzia per il dibattito pubblico

Consenso trasversale sulla proposta del Pdl Stefano Saglia, lanciata ad Ara Pacis.

01 febbraio 2013

Raramente, ma qualche volta la campagna elettorale riserva sorprese positive. Per esempio, Stefano Saglia, già sottosegretario allo Sviluppo Economico nel governo Berlusconi, esperto di temi energetici, e candidato per il Pdl in Lombardia, ha lanciato ad Ara Pacis (la trasmissione televisiva che il sottoscritto conduce ogni lunedì) una proposta senza precedenti in Italia per aprire la strada alla realizzazione di infrastrutture che altrimenti rischiano sistematicamente di essere “impallinate” sul nascere dal dissenso, più o meno spontaneo, dei territori. La proposta, che ha subito raccolto il consenso trasversale di un ambientalista del Pd come Realacci e di un liberal esponente della lista Monti come Della Vedova, consiste nella creazione di una “Agenzia per il dibattito pubblico”, sulla scorta della francese Cndp (Commission Nationale du débat public), nata nel 1995 per garantire il rispetto della partecipazione dei cittadini al processo di elaborazione dei progetti di infrastrutturazione di interesse nazionale. Cndp decide quando questi progetti abbiano o meno ricadute socio-economiche rilevanti e producano impatti significativi sull’ambiente e sulla pianificazione del territorio, e in caso affermativo organizzano il dibattito, direttamente o delegandolo alla società concessionaria controllandolo. Per Saglia si tratta banalmente di copiare la best practice transalpina, usando le Prefetture come strumenti operativi che debbono coinvolgere gli enti locali di tutti i gradi e i comitati civici. “Voglio proporlo nella prossima legislatura in chiave bipartisan, stabilendo che le commissioni che di volta in volta si creano facciano in modo che i piani per le opere previste vengano suffragati da dati scientifici e ci sia il coinvolgimento di esperti dalla competenza indiscutibile”, spiega il politico bresciano.

In Francia, per ogni infrastruttura strategica con rilevanza nazionale, viene spiegato ai cittadini quali effetti possono essere generati sul territorio, positivi e negativi, in modo che al termine del percorso, e prima che sia tardi per fermarsi senza sprechi, possa essere presa una decisione preliminarmente condivisa dalle popolazioni coinvolte. “Si fa così per le centrali elettriche, per i rigassificatori: sempre. Prevenendo in questo modo il formarsi di monopoli antagonisti come quelli che abbiamo visto nascere in Italia per esempio nel caso della Tav”, sostiene Saglia. Da noi, però, è l’obiezione, c’è il “partito del no a tutto”, alimentato da motivazioni ideologiche e spesso suo malgrado strumento di interessi sotterranei. Dunque, non sarà facile imporre una prassi che richiede onestà intellettuale e capacità delle amministrazioni locali di negoziare le possibili contropartite. Ma, giustamente, bisogna provarci. E con il massimo del consenso possibile.

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